Schiavato è meno scrittore di Tomizza (la sua è la prosa, chiara e monocorde, di stampo ottocentesco, di chi riferisce), ma ha più da raccontare, vede più da vicino, la sua materia narrativa è realtà vissuta con attenzione partecipe. Siamo accompagnati con grande naturalezza nel mondo contadino, con i suoi personaggi, i costumi, i riti, le colture, gli animali, il variare del paesaggio lungo l’arco delle stagioni, e il dolore. Il tema di fondo, anzi, si direbbe proprio la consapevolezza, qui per metà esistenziale e per metà sociale, di uno sradicamento fatale dalla terra amata. GENO PAMPALONI, “Il Giornale”, Milano