Gaetano Carlo Chelli, nato a Massa, all’epoca rientrante sotto il dominio del Ducato di Modena e Reggio, il 29 Agosto 1847, è stato uno dei più originali giornalisti, scrittori e romanzieri italiani della seconda metà dell’Ottocento, seppur a lungo sostanzialmente ignorato e bistrattato dalla critica.
Dopo aver diretto per alcuni anni nella città natale il periodico L’Apuano, nel 1874 si trasferì a Roma, dove si sarebbe affermato quale scrittore di successo, frequentando i circoli liberali, collaborando con l’editore Angelo Sommaruga e con prestigiose riviste letterarie quali Cronaca Bizantina, Fanfulla e La Domenica Letteraria.
Con L'eredità Ferramonti (1884), considerato il suo capolavoro e destinato ad essere la sua opera più nota e celebrata, Chelli aderisce pienamente al Verismo, ispirandosi ad una realtà che – soprattutto nella Capitale, dove da tempo ormai risiede – lo circonda: gli sforzi disperati di arrivisti bottegai, burocrati di terz'ordine e piccoli imprenditori per raggiungere, anche con inganni e intrighi, la ricchezza e acquistare rispettabilità sociale.
Nel 1976, il regista e sceneggiatore Mauro Bolognini ne trasse un omonimo film che ebbe molto successo.
Con introduzione di Nicola Bizzi.
Dopo aver diretto per alcuni anni nella città natale il periodico L’Apuano, nel 1874 si trasferì a Roma, dove si sarebbe affermato quale scrittore di successo, frequentando i circoli liberali, collaborando con l’editore Angelo Sommaruga e con prestigiose riviste letterarie quali Cronaca Bizantina, Fanfulla e La Domenica Letteraria.
Con L'eredità Ferramonti (1884), considerato il suo capolavoro e destinato ad essere la sua opera più nota e celebrata, Chelli aderisce pienamente al Verismo, ispirandosi ad una realtà che – soprattutto nella Capitale, dove da tempo ormai risiede – lo circonda: gli sforzi disperati di arrivisti bottegai, burocrati di terz'ordine e piccoli imprenditori per raggiungere, anche con inganni e intrighi, la ricchezza e acquistare rispettabilità sociale.
Nel 1976, il regista e sceneggiatore Mauro Bolognini ne trasse un omonimo film che ebbe molto successo.
Con introduzione di Nicola Bizzi.