Attraverso 79 cartoline, inviate da un bersagliere abruzzese ai suoi parenti più cari per dare notizie di sé e per trovare conforto dalla guerra viene offerta una panoramica sull’italiano popolare e sulla scrittura dei semicolti.
L’esperienza della Prima guerra mondiale ha impresso un segno profondo nella storia della società umana, non solo dal punto di vista morale, ma anche culturale e linguistico: migliaia di soldati, lontani dalle famiglie e immersi nell’orrore della guerra, hanno trovato nell’epistolografia un unguento per curare le ferite dell’animo. Scrivere ai propri cari diventa, in un’epoca tanto dolorosa, l’unica strada per mantenere il contatto con la realtà e con la vita.
Gli italiani delle classi popolari, reduci da un’unificazione linguistica tardiva, sono stati costretti a superare i limiti della loro scarsa competenza scrittoria per fare arrivare le proprie parole ai parenti lontani. Pietro Tenaglia, bersagliere abruzzese, è stato solo uno dei tanti uomini che si sono trovati ad affrontare gli ostacoli di una lingua “semisconosciuta”: l’italiano.
In prevalenza dialettofoni, i cosiddetti “semicolti” rappresentano tutti coloro che, non potendosi permettere un’istruzione elevata, possiedono delle competenze linguistiche elementari che permettono loro di fare un basilare uso del mezzo scrittorio, destreggiandosi tra dialetto e lingua ufficiale. La varietà di lingua intermedia che emerge dalle scritture dei semicolti viene definita “italiano popolare” e presenta caratteristiche simili e ricorrenti, rintracciabili nei numerosi scritti di guerra oggi ancora conservati. Tali lettere rappresentano un tassello fondamentale della storia linguistica del nostro paese, una testimonianza di una fase di passaggio dal dialetto alla lingua comune, un esempio concreto delle influenze dell’oralità sulla scrittura.
In questo saggio le cartoline di Pietro Tenaglia, custodite presso il Museo “Nelli-Polsoni” di Paglieta, vengono accuratamente trascritte e analizzate per testimoniare e descrivere le caratteristiche linguistiche fondamentali che accomunano gli scritti dei semicolti. L’italiano popolare del bersagliere abruzzese, infatti, è una delle tante testimonianze dell’evoluzione linguistica che, nel corso del tempo, ha dato origine all’italiano di oggi.
L’esperienza della Prima guerra mondiale ha impresso un segno profondo nella storia della società umana, non solo dal punto di vista morale, ma anche culturale e linguistico: migliaia di soldati, lontani dalle famiglie e immersi nell’orrore della guerra, hanno trovato nell’epistolografia un unguento per curare le ferite dell’animo. Scrivere ai propri cari diventa, in un’epoca tanto dolorosa, l’unica strada per mantenere il contatto con la realtà e con la vita.
Gli italiani delle classi popolari, reduci da un’unificazione linguistica tardiva, sono stati costretti a superare i limiti della loro scarsa competenza scrittoria per fare arrivare le proprie parole ai parenti lontani. Pietro Tenaglia, bersagliere abruzzese, è stato solo uno dei tanti uomini che si sono trovati ad affrontare gli ostacoli di una lingua “semisconosciuta”: l’italiano.
In prevalenza dialettofoni, i cosiddetti “semicolti” rappresentano tutti coloro che, non potendosi permettere un’istruzione elevata, possiedono delle competenze linguistiche elementari che permettono loro di fare un basilare uso del mezzo scrittorio, destreggiandosi tra dialetto e lingua ufficiale. La varietà di lingua intermedia che emerge dalle scritture dei semicolti viene definita “italiano popolare” e presenta caratteristiche simili e ricorrenti, rintracciabili nei numerosi scritti di guerra oggi ancora conservati. Tali lettere rappresentano un tassello fondamentale della storia linguistica del nostro paese, una testimonianza di una fase di passaggio dal dialetto alla lingua comune, un esempio concreto delle influenze dell’oralità sulla scrittura.
In questo saggio le cartoline di Pietro Tenaglia, custodite presso il Museo “Nelli-Polsoni” di Paglieta, vengono accuratamente trascritte e analizzate per testimoniare e descrivere le caratteristiche linguistiche fondamentali che accomunano gli scritti dei semicolti. L’italiano popolare del bersagliere abruzzese, infatti, è una delle tante testimonianze dell’evoluzione linguistica che, nel corso del tempo, ha dato origine all’italiano di oggi.