Contro la malattia del potere, smascherata dalla parola autentica, Renzo Cremona tocca le corde di un pensiero che rinuncia alla forza senza però rinunciare ad essere forte, a porsi come risonanza vitale delle cose e del loro segreto, fino all'amore che può permettersi di scorgere nella confusione infinita delle voci, indistinguibile da chi è impegnato a conquistare o a conservare il potere, le parole degli altri esseri che affermano altre possibili ragioni di esistenza. "Lettere dal mattatoio" ristabilisce il filo della comunicazione tra sé e gli altri, nel nome di una solidarietà profonda; e lo fa senza illusioni, come sull'orlo di un burrone della memoria, sapendo che su tutto aleggia il senso vago e comunque inevitabile del "vicolo cieco". Piccolo ma decisivo spiraglio attraverso il quale passa il riscatto dal vuoto: la scoperta che, dall'abisso di noi stessi, qualche filo del nero gomitolo si può tirare.