L’idea che ha stimolato questo lavoro nasce da una riflessione sul momento pandemico attuale. Situazione che ha interessato tutti in egual misura portando ad un profondo mutamento degli stili di vita. Distanza è stata la parola chiave che ha identificato questa fase storica: distanza sociale, professionale, distanza scolastica, comunicativa, affettiva. Tante sono le sfumature in cui tale parola è stata declinata, vissuta, subita, gestita.
Che sia in una situazione emergenziale od ordinaria, l’aspetto principale è che la tecnologia non debba arrivare a snaturare o a sottostimare la dimensione umana all’interno della didattica, che lasci spazio alle esperienze e ai vissuti emotivi, alle difficoltà e alle frustrazioni lavorando sugli aspetti metacognitivi, sul senso di autoefficacia e di motivazione. Rispetto a questo le nuove tecnologie immersive stanno contribuendo ad un uso dal “vivo” della tecnologia lavorando su simulazioni del reale ed amplificando l’esperienza emotiva, percettiva e cognitiva. Viene meno il senso di inautenticità che potrebbe scaturire dallo stare dietro il monitor per rendersi partecipi dello strumento stesso.
Il lavoro proposto ha come obiettivo l’approfondimento di queste tematiche in una dialettica storica tra passato e presente. Il momento pandemico se da una parte ha indubbiamente sfruttato l’e-learning e tutte le modalità a distanza di lavoro, dall’altro ha permesso di riflettere sugli strumenti stessi e sulle criticità che questi comportano in termini di usura legati allo stare al computer per tante ore, al gap tecnologico presente attualmente nel nostro Paese, alla difficoltà di gestione per le famiglie di far seguire lezioni e nello stesso tempo lavorare in smart working, alla presenza ridotta di dispositivi.
Qualunque sia l’spetto critico evidenziato, ha consentito di orientare la futura azione educativa/formativa a distanza con consapevolezza maggiore attraverso azioni correttive.
Che sia in una situazione emergenziale od ordinaria, l’aspetto principale è che la tecnologia non debba arrivare a snaturare o a sottostimare la dimensione umana all’interno della didattica, che lasci spazio alle esperienze e ai vissuti emotivi, alle difficoltà e alle frustrazioni lavorando sugli aspetti metacognitivi, sul senso di autoefficacia e di motivazione. Rispetto a questo le nuove tecnologie immersive stanno contribuendo ad un uso dal “vivo” della tecnologia lavorando su simulazioni del reale ed amplificando l’esperienza emotiva, percettiva e cognitiva. Viene meno il senso di inautenticità che potrebbe scaturire dallo stare dietro il monitor per rendersi partecipi dello strumento stesso.
Il lavoro proposto ha come obiettivo l’approfondimento di queste tematiche in una dialettica storica tra passato e presente. Il momento pandemico se da una parte ha indubbiamente sfruttato l’e-learning e tutte le modalità a distanza di lavoro, dall’altro ha permesso di riflettere sugli strumenti stessi e sulle criticità che questi comportano in termini di usura legati allo stare al computer per tante ore, al gap tecnologico presente attualmente nel nostro Paese, alla difficoltà di gestione per le famiglie di far seguire lezioni e nello stesso tempo lavorare in smart working, alla presenza ridotta di dispositivi.
Qualunque sia l’spetto critico evidenziato, ha consentito di orientare la futura azione educativa/formativa a distanza con consapevolezza maggiore attraverso azioni correttive.