Essendo che di Pietro de Marone (o Celestino V) chi se ne è occupati, l’ha fatto, sin dalle prime fonti e poi … sempre, con prospettiva di partigianeria (la presentazione agiografica o la ricostruzione asservita ad un interesse; i fautori del potere franco-angioino che cercano la damnatio memoriae di papa Bonifacio VIII o i difensori-seguaci di costui che ne cassano i documenti emessi; le Vite e le Historie degli esponenti dell’Ordo dei Celestini o la storiografia altra e laico-positivista; i favorevoli alla nascita nel “castrum Sancti Angeli” o gli isernisti; i giustificatori della sua rinuncia o i contrari ad essa; gli schiavi acritici dei documenti, talvolta anche ‘falsi’ se non voluta-mente falsificati, o chi fa ricostruzioni asettiche delle vicende; …) e da punti di vista diversi e tra loro quasi inconciliabili (e, comunque, sempre contrapposti), sin dal primo approccio emerge la difficoltà a potersi districare tra posizioni più o meno affidabili (ma mai sicure e ben definite), rese ancor più complicate dal correntismo (nel miglior dei casi, semplice dualitalismo), che caratterizza la storia ecclesiastica, e non solo, dei secoli dal XIII al XVII ed oltre.Con le “Lezioni di storia celestiniana” l’autore, dopo averne analizzate le diverse ‘questioni’ storiografiche, si propone – e riesce a farlo – di ‘sezionare’ il personaggio e, cassatene le etichette appiccicategli addosso (e quella del gran rifiuto è emblematica), a reinterpretarlo, raccordando le diverse situazioni, micro e macro, nelle quali egli, con il suo specifico culturale, venne a trovarsi.Ne emerge il rilievo, nuovo ed innovativo, sia dell’uomo che del personaggio rigorosamente autentico. E, dopo la rilettura delle diverse problematiche, spesso ‘oscure’ e nascoste, che ne contribuivano a perpetuare i frutti dei pregiudizi, ne viene, nell’ultimo capitolo, ricostruita una vita credibile e ‘vera’.