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La scienza del diritto costituzionale italiana ha conosciuto nel dopoguerra una stagione di grande fermento, nel corso della quale una generazione di giuristi che si erano formati durante la vigenza dello Statuto albertino cominciò ad analizzare la nuova realtà della Costituzione repubblicana. Una Costituzione alla cui redazione in taluni casi essa aveva anche contribuito e che tracciava un progetto politico-istituzionale per molti versi inedito (basti pensare all’ampliamento del catalogo dei diritti fondamentali o all’introduzione ex novo delle Regioni e della Corte Costituzionale). A tale…mehr

Produktbeschreibung
La scienza del diritto costituzionale italiana ha conosciuto nel dopoguerra una stagione di grande fermento, nel corso della quale una generazione di giuristi che si erano formati durante la vigenza dello Statuto albertino cominciò ad analizzare la nuova realtà della Costituzione repubblicana. Una Costituzione alla cui redazione in taluni casi essa aveva anche contribuito e che tracciava un progetto politico-istituzionale per molti versi inedito (basti pensare all’ampliamento del catalogo dei diritti fondamentali o all’introduzione ex novo delle Regioni e della Corte Costituzionale). A tale nucleo iniziale si è poi progressivamente affiancata una classe di studiosi giunta alla maturità nella seconda metà del secolo scorso, che è stata chiamata ad applicarsi soprattutto sui numerosi passaggi della trama costituzionale lasciati incompiuti in Assemblea costituente, là dove, per comporre orientamenti ideologici e culturali talora addirittura divergenti, si dovette ricorrere a soluzioni di compromesso, rinviando al futuro una definizione più precisa di determinate materie.
La parte seconda della Costituzione dedicata all’organizzazione della Repubblica è da tempo oggetto di un acceso dibattito e da molti anni si preannuncia una sua revisione nel senso di una maggiore efficienza della macchina istituzionale. Tutto ciò tenuto conto del fatto che su molti degli aspetti messi oggi in discussione (dall’equiparazione dei due rami del Parlamento nello schema del bicameralismo perfetto, alla disciplina della figura del Presidente del Consiglio) la stessa Assemblea costituente non fu in grado di esprimere soluzioni univoche, lasciando aperto il campo ad una prassi non sempre del tutto soddisfacente. Ed appunto all’obiettivo di offrire un saggio ed una testimonianza di questa dottrina risponde l’iniziativa delle lezioni magistrali (brevi contributi di costituzionalisti italiani), che ha trovato nel ciclo dedicato al tema dell’organizzazione della Repubblica un’ulteriore occasione di approfondimento dopo quello dello scorso anno dedicato alla parte teorico-generale del diritto costituzionale.