Il volume contiene le lezioni svolte a Mosca nel 1935 da Palmiro Togliatti, allora esule e dirigente dell’Internazionale comunista. Un’analisi complessa del fascismo, fenomeno storico sottovalutato e mal interpretato dai comunisti come dai socialisti e dai liberali, che scava nelle sue componenti culturali e politiche nonché nei suoi riferimenti economici e sociali. Un contributo di grande rilievo, indispensabile nel dibattitto di oggi. Da cui emergono i fondamenti teorici e pratici dell’azione del Pci e di Togliatti, «rivoluzionario costituente», nella guerra di Liberazione e nell’impianto della Costituzione antifascista che fonda sul lavoro la Repubblica democratica.
Palmiro Togliatti (Genova, 26-3-1893-Yalta, 21-8-1964) è stato il principale dirigente del Partito Comunista Italiano, dall’arresto di Gramsci da parte del regime fascista sino alla morte avvenuta in Unione Sovietica.
Dopo la prima guerra mondiale partecipa con Gramsci, Tasca e Terracini alla fondazione dell’Ordine nuovo, la rivista torinese che sostiene l’occupazione delle fabbriche nel “biennio rosso” 1919-20. Tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, ne diventa il segretario nel 1927 e lo sarà per tutta la vita salvo una breve parentesi tra il 1934 e il 1938, quando nell’Internazionale comunista avvia la politica dei fronti popolari antifascisti.
Dopo aver partecipato alla guerra antifranchista di Spagna, torna in Italia nel 1944 e con la cosiddetta “svolta di Salerno” ridefinisce la strategia del Partito comunista, che presuppone la liberazione dal nazifascismo e la partecipazione al governo di unità nazionale. Nell’Assemblea Costituente fu uno dei protagonisti dell’elaborazione della Costituzione democratica della nuova Repubblica italiana.
Vice presidente del Consiglio e Ministro di Grazia e Giustizia nei governi di unità nazionale, escluso poi per effetto della rottura dell’unità delle potenze vincitrici della guerra, guida il suo partito in una dura opposizione ai governi centristi della Democrazia cristiana, condotta insieme al Psi sempre sul terreno democratico per l’attuazione dei principi costituzionali.
Nel 1948 subisce un grave attentato che lo mette in pericolo di vita. Il suo richiamo al rispetto della convivenza democratica evita che l’ampia reazione popolare sfoci in una vera e propria guerra civile.
Nel 1951 rifiuta la proposta di Stalin di assumere la guida del Cominform, l’organizzazione mondiale dei partiti comunisti che aveva sostituito l’Internazionale. Resta alla guida del Pci, che nell’VIII Congresso del 1956 porta a compimento l’elaborazione della via italiana al socialismo. Una scelta democratica che fa del Partito comunista italiano la forza più innovativa nel panorama del movimento comunista internazionale, al quale Togliatti darà ancora un fondamentale contributo con due interventi di grande rilievo: il discorso di Bergamo del 1961 sul destino dell’uomo, in cui getta le basi per un duraturo incontro tra comunisti e cattolici e il memoriale di Yalta sul rinnovamento del movimento comunista, scritto alla vigilia della morte.
INDICE
Premessa di Paolo Ciofi
Introduzione di Piero Di Siena
Prefazione alla prima edizione di Ernesto Ragionieri
Lezioni sul fascismo
I caratteri fondamentali della dittatura fascista
Il «partito di tipo nuovo» della borghesia
Il Partito nazionale fascista
Le organizzazioni militari-propagandistiche del fascismo
I sindacati fascisti
Il dopolavoro
La politica del fascismo nella campagna
Il corporativismo
Appendice
Dov’è la forza del fascismo italiano?
Palmiro Togliatti (Genova, 26-3-1893-Yalta, 21-8-1964) è stato il principale dirigente del Partito Comunista Italiano, dall’arresto di Gramsci da parte del regime fascista sino alla morte avvenuta in Unione Sovietica.
Dopo la prima guerra mondiale partecipa con Gramsci, Tasca e Terracini alla fondazione dell’Ordine nuovo, la rivista torinese che sostiene l’occupazione delle fabbriche nel “biennio rosso” 1919-20. Tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, ne diventa il segretario nel 1927 e lo sarà per tutta la vita salvo una breve parentesi tra il 1934 e il 1938, quando nell’Internazionale comunista avvia la politica dei fronti popolari antifascisti.
Dopo aver partecipato alla guerra antifranchista di Spagna, torna in Italia nel 1944 e con la cosiddetta “svolta di Salerno” ridefinisce la strategia del Partito comunista, che presuppone la liberazione dal nazifascismo e la partecipazione al governo di unità nazionale. Nell’Assemblea Costituente fu uno dei protagonisti dell’elaborazione della Costituzione democratica della nuova Repubblica italiana.
Vice presidente del Consiglio e Ministro di Grazia e Giustizia nei governi di unità nazionale, escluso poi per effetto della rottura dell’unità delle potenze vincitrici della guerra, guida il suo partito in una dura opposizione ai governi centristi della Democrazia cristiana, condotta insieme al Psi sempre sul terreno democratico per l’attuazione dei principi costituzionali.
Nel 1948 subisce un grave attentato che lo mette in pericolo di vita. Il suo richiamo al rispetto della convivenza democratica evita che l’ampia reazione popolare sfoci in una vera e propria guerra civile.
Nel 1951 rifiuta la proposta di Stalin di assumere la guida del Cominform, l’organizzazione mondiale dei partiti comunisti che aveva sostituito l’Internazionale. Resta alla guida del Pci, che nell’VIII Congresso del 1956 porta a compimento l’elaborazione della via italiana al socialismo. Una scelta democratica che fa del Partito comunista italiano la forza più innovativa nel panorama del movimento comunista internazionale, al quale Togliatti darà ancora un fondamentale contributo con due interventi di grande rilievo: il discorso di Bergamo del 1961 sul destino dell’uomo, in cui getta le basi per un duraturo incontro tra comunisti e cattolici e il memoriale di Yalta sul rinnovamento del movimento comunista, scritto alla vigilia della morte.
INDICE
Premessa di Paolo Ciofi
Introduzione di Piero Di Siena
Prefazione alla prima edizione di Ernesto Ragionieri
Lezioni sul fascismo
I caratteri fondamentali della dittatura fascista
Il «partito di tipo nuovo» della borghesia
Il Partito nazionale fascista
Le organizzazioni militari-propagandistiche del fascismo
I sindacati fascisti
Il dopolavoro
La politica del fascismo nella campagna
Il corporativismo
Appendice
Dov’è la forza del fascismo italiano?