Per coloro che conoscono Clive Barker per i suoi romanzi che attraversano i generi, questa edizione in una nuova traduzione dei Libri di Sangue è una gradita occasione per leggere i sedici straordinari racconti horror con cui ha dato il via alla sua carriera. Per coloro che già li conoscono, la toccante prefazione è una finestra che si apre nella mente dell’autore. Riflettendo dopo quattordici anni, Barker scrive:
“Guardo queste opere e penso che l’uomo che le ha scritte non sia più vivo in me. [...] Siamo i nostri cimiteri; ci accovacciamo tra le tombe delle persone che eravamo. Se siamo sani, ogni giorno è una festa, un Giorno dei Morti, in cui rendiamo grazie per le vite che abbiamo vissuto, e se siamo nevrotici rimuginiamo e piangiamo e desideriamo che il passato sia ancora presente.
“Rileggendo queste storie, sento un po’ di entrambe le sensazioni. Alcune delle semplici energie che hanno fatto scorrere queste parole attraverso la mia penna – che hanno reso azzeccate le frasi e musicali le idee – sono scomparse.”
“Guardo queste opere e penso che l’uomo che le ha scritte non sia più vivo in me. [...] Siamo i nostri cimiteri; ci accovacciamo tra le tombe delle persone che eravamo. Se siamo sani, ogni giorno è una festa, un Giorno dei Morti, in cui rendiamo grazie per le vite che abbiamo vissuto, e se siamo nevrotici rimuginiamo e piangiamo e desideriamo che il passato sia ancora presente.
“Rileggendo queste storie, sento un po’ di entrambe le sensazioni. Alcune delle semplici energie che hanno fatto scorrere queste parole attraverso la mia penna – che hanno reso azzeccate le frasi e musicali le idee – sono scomparse.”