Frutto di una lunga stagione di ricerche avviata dall’autore all’indomani dell’apertura agli studiosi dell’Archivio della Congregazione per la dottrina della fede (1998), i saggi qui raccolti sono dedicati alle molteplici forme di controllo esercitate nel Cinquecento dall’Inquisizione e dalla censura romane nei confronti di libri, idee e uomini in dissenso rispetto all’ortodossia cattolica. Il protagonista principale del volume è il libro inteso come strumento di comunicazione scritta e veicolo di idee eterodosse. Dai fogli volanti destinati ai senza lettere fino ai trattati teologici scritti per il clero e i dotti laici, i singoli capitoli prendono in considerazione un’ampia gamma di testi trafugati, prestati, riscritti, variamente utilizzati per predicare, confessare, pregare, polemizzare, evangelizzare, e insieme si occupano degli uomini e delle donne che in qualità di autori, lettori, editori, fruitori e censori ne animarono la vicenda. Senza tralasciare, infine, le questioni metodologiche legate all’uso dei documenti inquisitoriali e i tentativi delle autorità religiose e politiche di controllare la mobilità delle minoranze etniche.