Uno strano spazzino si aggira per Napoli – e meno male, perché c’era da temere che da noi fosse una razza estinta – e non solo fa coscienziosamente il suo lavoro, ma ne fa anche un altro: indaga!
Il simpatico detective del romanzo di Armando Carravetta si chiama, naturalmente, Gennaro Esposito ed ha in alta misura quella napoletanissima capacità che viene detta arte di arrangiarsi. Così, senza bisogno di una squadra investigativa al suo servizio o di una biondissima segretaria, ma anzi, nonostante una moglie poco collaborativa, che da un bigné che era da giovane, con gli anni si è trasformata in un supplì, e nonostante un non meglio identificato “coro” (forse un immaginario pubblico di lettori) scettico e impaziente, riesce comunque a sbrogliare la matassa di una complicata indagine per un delitto commesso, pensate un po’, ai Caraibi. E ci riesce perché conosce sempre la persona giusta al posto giusto, la chiave adatta a ogni serratura, e sa come proporsi alle persone, adulandole quanto basta e sfruttando la sua condizione di “umile” operatore ecologico, per farsi dire ciò che gli interessa e serve all’indagine. Lo aiuta solo uno sparuto gruppetto di amici, che saltuariamente si riunisce sul lungomare, complice una delle poche panchine rimaste, per discutere di filosofia, di politica- “della propensione della sinistra italiana alla eutanasia, di quella della destra a rigenerarsi, di quella del centro a barcamenarsi” - e perché no, di delitti.
Il simpatico detective del romanzo di Armando Carravetta si chiama, naturalmente, Gennaro Esposito ed ha in alta misura quella napoletanissima capacità che viene detta arte di arrangiarsi. Così, senza bisogno di una squadra investigativa al suo servizio o di una biondissima segretaria, ma anzi, nonostante una moglie poco collaborativa, che da un bigné che era da giovane, con gli anni si è trasformata in un supplì, e nonostante un non meglio identificato “coro” (forse un immaginario pubblico di lettori) scettico e impaziente, riesce comunque a sbrogliare la matassa di una complicata indagine per un delitto commesso, pensate un po’, ai Caraibi. E ci riesce perché conosce sempre la persona giusta al posto giusto, la chiave adatta a ogni serratura, e sa come proporsi alle persone, adulandole quanto basta e sfruttando la sua condizione di “umile” operatore ecologico, per farsi dire ciò che gli interessa e serve all’indagine. Lo aiuta solo uno sparuto gruppetto di amici, che saltuariamente si riunisce sul lungomare, complice una delle poche panchine rimaste, per discutere di filosofia, di politica- “della propensione della sinistra italiana alla eutanasia, di quella della destra a rigenerarsi, di quella del centro a barcamenarsi” - e perché no, di delitti.