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Possiamo ancora parlare dei nuraghi come roccaforti erette dalle bellicose popolazioni della Sardegna preistorica? Oppure è giunto il momento di dare un’interpretazione diversa dell’utilizzo cui erano destinate queste costruzioni megalitiche? L’enorme quantità di informazioni e di dati scaturiti negli ultimi decenni da ricerche archeologiche sempre più puntuali, condotte per la gran parte da addetti ai lavori, ma anche da validi ricercatori indipendenti, hanno provocato un laceramento nel paradigma che definisce il nuraghe come una “fortezza”. La sempre più frequente restituzione di contesti…mehr

Produktbeschreibung
Possiamo ancora parlare dei nuraghi come roccaforti erette dalle bellicose popolazioni della Sardegna preistorica? Oppure è giunto il momento di dare un’interpretazione diversa dell’utilizzo cui erano destinate queste costruzioni megalitiche?
L’enorme quantità di informazioni e di dati scaturiti negli ultimi decenni da ricerche archeologiche sempre più puntuali, condotte per la gran parte da addetti ai lavori, ma anche da validi ricercatori indipendenti, hanno provocato un laceramento nel paradigma che definisce il nuraghe come una “fortezza”.
La sempre più frequente restituzione di contesti cultuali dall’interno e dall’esterno della struttura nuraghe ha indotto l’Autore verso l’analisi sistematica di tali risultati, inducendolo alla conclusione che il motivo fondante che spinse l’uomo nuragico a progettare e innalzare migliaia di strutture in tutta l’isola vada ricercato nell’ambito del sacro. Ne scaturisce un’ipotesi di utilizzo più orientata verso la sfera religiosa, cultuale e rituale anziché militare.
Inoltre, è riportata la recente rivelazione che presuppone la disposizione territoriale del “Santu Antine” di Torralba e dei nuraghi a esso limitrofi, distribuiti rispettando la posizione delle sette stelle principali dell’ammasso delle Pleiadi.
Quando le Pleiadi sorgono,
figlie di Atlante,
la mietitura comincia;
l’aratura al loro tramonto…
Questa è la legge dei campi,
sia per quelli che abitano
le pianure vicino ai campi
sia per quelli che abitano
le opime terre.
Esiodo “Le opere e i giorni”