“Perché dire ‘Spending review’ invece di revisione della spesa?” “Suona bene, suona male?” Per quali strani meccanismi la mania esterofila linguistica si è spinta al punto da introdurre nella nostra lingua una caterva di parole, parolette, frasette angloamericane, mal capite, mal pronunciate ed oltretutto estranee alla musicalità dell’italiano? Può esser vero che il caos della lingua italiana sia una forma di ricchezza. Un caos spiegabilissimo, data la storia, la geografia e altro ancora. Bisogna, nella lingua viva, accettare le inevitabili adozioni di parole straniere, adattandole, se possibile, al nostro contesto linguistico, ma evitando il ridicolo degli “anglo-americanismi” da strapazzo che complicano la lingua ed esigono da chi legge, scrive e, soprattutto, sente, uno sforzo continuo in gran parte sterile. Un inutile scimmiottamento della parlata anglo-americana, un triste fenomeno da adoratori dei feticci alla moda, indegno di un popolo che dispone di immense ricchezze culturali e tra queste la lingua che fu, tra gli altri, di Dante e di Manzoni.