Nel 1964 l’Italia è scossa da un “giallo” che in poche settimane travalica le prime pagine dei quotidiani sportivi per diventare caso nazionale. Cinque calciatori del Bologna primo in classifica sono stati trovati positivi al controllo antidoping, una parola quasi misteriosa con cui presto tutti imparano a convivere. Le sanzioni previste sono gravissime, il sogno di una intera città di tornare per la prima volta nel dopoguerra allo scudetto si incrina. La gente di Bologna reagisce al “sopruso” con spontanee e chiassose manifestazioni di piazza, denunciando un complotto di Inter e Milan, gli squadroni milanesi. In pochi giorni la situazione precipita: la Procura della Repubblica sequestra le provette contenenti le urine dei giocatori, rendendo impossibili le controanalisi; mentre la stampa emiliana si scontra ferocemente con quella milanese e grandi giuristi si danno battaglia disquisendo sui possibili sviluppi dell’intricato caso, il Bologna viene penalizzato in classifica e il suo allenatore Bernardini squalificato. Quando sembra che per la squadra rossoblù tutto sia perduto, una serie di colpi di scena capovolge la situazione. Mescolando realtà e invenzione, l’autore a quasi cinquant’anni dai fatti risolve l’enigma, attingendo a un certosino lavoro di scavo nelle cronache del tempo.