Nei saluti iniziali è importante, oltre ad accogliere i partecipanti, ringraziare le persone che con il loro lavoro hanno reso possibile la realizzazione di questo incontro. Penso in particolare al professor Cesare Kaneklin che, con felice intuizione, anni fa ebbe l’idea cardine che diede origine al percorso di riflessione sulla qualità dell’apprendimento e la condivise. L’altro ringraziamento va al collega Michele Faldi che, coordinando le diverse persone implicate – docenti, tutor, enti esterni – mi ha aiutato a sviluppare questa idea e a renderla realtà. Infine, un grazie a tutte le persone dentro e fuori dall’Ateneo, che si sono coinvolte con grande dedizione, mettendo la loro professionalità e la loro esperienza a servizio di questo progetto. Non sono ringraziamenti formali, sono ringraziamenti convinti, verso coloro che si sono premurati in questi anni di procedere su una pista innovativa, con un lavoro di ricerca e riflessione sulle modalità di svolgere la tutorshipall’interno di un settore non molto normato come quello dei Master. Da anni esistono diverse tipologie di Master; ogni Master ha un suo mercato di riferimento, ogni Master ha le sue attività didattiche specifiche, ogni Master ha le sue caratteristiche organizzative. Anche se negli anni si sono forse eccessivamente moltiplicati, i Master rimangono, tuttavia, un prodotto attraverso cui la nostra Università ha potuto incontrare moltissimi studenti che li hanno frequentati. Che cosa trasmette l’Università Cattolica attraverso i suoi Master? E attraverso quali metodi e strumenti lo trasmette? Questo è quanto abbiamo cercato di indagare e far emergere attraverso il lavoro che oggi vi sarà presentato. L’Università, riflettendo su queste domande, ha definito una caratteristica, che abbiamo quasi scherzosamente denominato lo stile della casa. Lo stile della casa è diventato col tempo una sorta di claim, ma dice di un’attenzione particolare che la nostra Università in questi anni ha perseguito e realizzato. I Master tecnicamente sono titoli propri dell’Università e, quindi, percorsi formativi con un’organizzazione propria. In questa organizzazione a un certo punto è comparsa una nuova funzione, quella del tutor, che in qualche modo si è andata progressivamente affermando. È una funzione, dunque non una professione, ma una funzione particolare perché implica un modo di trasmissione tra Università e studente molto più interattiva di quello che noi possiamo pensare. Riflettere su queste nuove modalità di interconnessione tra lo studente e la struttura di un Master penso sia interessante e intelligente. Sono molto contento, quindi, di veder realizzata un’idea progettuale nata anni fa, perché sono convinto che questa sia una delle caratteristiche della nostra Università, un proprium, che coloro che hanno frequentato i nostri Master, hanno appreso quasi per osmosi. Penso proprio che tutti noi oggi avremo di che imparare.