LO STIVALE D’ORO DI ISTANBUL (Potere, amore e morte fra Italia e Turchia)
Parla la protagonista. Mi chiamo Lisa, sono un’insegnante, ho 28 anni e non conosco mia madre. Non so se fosse bella o brutta, bionda o bruna, perché non l'ho mai vista nemmeno in fotografia. Sono nata a Istanbul da un italiano e una levantina regolarmente sposati, ma ho sempre vissuto a Treviso con mio padre. Non posso parlare di lei né fare domande; non so nemmeno come sia morta o dove sia sepolta. Adesso basta. Andrò a Istanbul dove lavorerò al Liceo Italiano e, spero, troverò delle risposte.
Sullo sfondo di una città esotica e accattivante, Lo stivale d’oro di Istanbul mette in scena un intreccio di colpi di scena, amore e avventura, ma soprattutto il percorso di crescita di una donna che deve imparare a fare i conti con il passato, tragico, della sua famiglia. Il genere tende al giallo, anche se non risponde tanto alla domanda:”Chi è il colpevole?”, quanto piuttosto: ”Qual è veramente l’entità della sua colpa ?”.
È il retaggio familiare a spingere Lisa ad accettare un posto come insegnante di lettere nel prestigioso liceo italiano di Istanbul, sfidando l’opposizione del padre che ha sempre cercato di tenerla lontana da quella città. Il suo scopo è raccogliere informazioni sulla madre che lì è vissuta e morta, ma di cui lei non sa nulla.
Da quanto riesce a sapere, Lisa scopre una donna molto più fragile di quella che ha immaginato per tanti anni, così fragile da aver bisogno di un supporto psicologico. Su questa pista Lisa si avvia per approfondire le indagini su di lei, con l’aiuto di qualcuno e la fredda ostilità di altri. Alla storia della ragazza si intreccia quella dei suoi genitori con una quotidianità di violenza psicologica.
Nella nuova città dove lavora, e di cui presto si innamorerà, la protagonista frequenterà italiani, turchi e levantini, a cominciare dai suoi alunni, con cui intreccerà rapporti che finiranno per cambiare le sue prospettive e il suo destino. Nello stesso tempo sarà costantemente occupata a risolvere i misteri che incombono sulla sua famiglia, che non presentano certo facili soluzioni.
Il bandolo della matassa sembra essere un prezioso manufatto chiamato Lo stivale del sultano, nel cui nome sono riassunti simboli italiani (stivale) e turchi di potere maschile (sultano). Istanbul è coprotagonista.
Parla la protagonista. Mi chiamo Lisa, sono un’insegnante, ho 28 anni e non conosco mia madre. Non so se fosse bella o brutta, bionda o bruna, perché non l'ho mai vista nemmeno in fotografia. Sono nata a Istanbul da un italiano e una levantina regolarmente sposati, ma ho sempre vissuto a Treviso con mio padre. Non posso parlare di lei né fare domande; non so nemmeno come sia morta o dove sia sepolta. Adesso basta. Andrò a Istanbul dove lavorerò al Liceo Italiano e, spero, troverò delle risposte.
Sullo sfondo di una città esotica e accattivante, Lo stivale d’oro di Istanbul mette in scena un intreccio di colpi di scena, amore e avventura, ma soprattutto il percorso di crescita di una donna che deve imparare a fare i conti con il passato, tragico, della sua famiglia. Il genere tende al giallo, anche se non risponde tanto alla domanda:”Chi è il colpevole?”, quanto piuttosto: ”Qual è veramente l’entità della sua colpa ?”.
È il retaggio familiare a spingere Lisa ad accettare un posto come insegnante di lettere nel prestigioso liceo italiano di Istanbul, sfidando l’opposizione del padre che ha sempre cercato di tenerla lontana da quella città. Il suo scopo è raccogliere informazioni sulla madre che lì è vissuta e morta, ma di cui lei non sa nulla.
Da quanto riesce a sapere, Lisa scopre una donna molto più fragile di quella che ha immaginato per tanti anni, così fragile da aver bisogno di un supporto psicologico. Su questa pista Lisa si avvia per approfondire le indagini su di lei, con l’aiuto di qualcuno e la fredda ostilità di altri. Alla storia della ragazza si intreccia quella dei suoi genitori con una quotidianità di violenza psicologica.
Nella nuova città dove lavora, e di cui presto si innamorerà, la protagonista frequenterà italiani, turchi e levantini, a cominciare dai suoi alunni, con cui intreccerà rapporti che finiranno per cambiare le sue prospettive e il suo destino. Nello stesso tempo sarà costantemente occupata a risolvere i misteri che incombono sulla sua famiglia, che non presentano certo facili soluzioni.
Il bandolo della matassa sembra essere un prezioso manufatto chiamato Lo stivale del sultano, nel cui nome sono riassunti simboli italiani (stivale) e turchi di potere maschile (sultano). Istanbul è coprotagonista.