In questo volume sono presentati i risultati di una ricerca svolta all’università di Costanza (Germania) grazie ad un finanziamento della Gerda Henkel Stiftung.In contrasto con una visione antica e moderna, secondo cui l’odium regni, e cioè l’avversione tipicamente romana per qualunque forma di potere monocratico (ed in particolare quello prettamente monarchico), questa monografia dimostra l’ambiguità dell’atteggiamento romano vero il concetto di regnum. Distinguendosi dalla convinzione tradizionale secondo cui l’odium regni a Roma sarebbe stato una diretta conseguenza dell’esperienza traumatica del regno tirannico di Tarquinio il Superbo, l’indagine mostra, tramite un’analisi di testi di fine III e II secolo a. C., come la riflessione sull’istituto monarchico compaia compiutamente nelle fonti (teatrali e non) di fine III secolo (capitolo 1: “Re e tiranni sulle scene romane”), e si affermi nella coeva e di poco successiva storiografia latina greca solo in conseguenza del contemporaneo dibattito politico interno a Roma. L’emergere di figure per qualche motivo dotate di poteri “straordinari”, cioè non ricadenti entro le normali strutture giuridiche dello stato repubblicano, come il Temporeggiatore e l’Africano, o ancora il ricorso eccessivo, ancorché giustificato dall’emergenza annibalica, alla carica di dittatore, introdussero nel discorso politico l’accusa di adfectatio regni, cioè di aspirazione tirannica, intesa come minaccia al funzionamento delle istituzioni repubblicane. L’accusa di aspirazione monarchica / tirannica si saldò ben presto a quella di demagogia, cosicché quest’ultima fu vista come uno strumento tramite cui lo stato repubblicano poteva essere sovvertito in una monarchia (capitolo 2: “IL concetto di regnum al tempo della seconda guerra punica”; capitolo 4: “Il regnum di P. Cornelio Scipio Africano”). Tracce frammentarie ma esplicite di tale accezione dei concetti di demagogia e monarchia / tirannide emergono non solo nel dibattito politico di Roma mediorepubblicana, ma anche nella riflessione polibiana sull’anakyklosis applicata proprio all’interpretazione che lo storico megapolitano dà dell’ascesa del dominio di Roma (capitolo 6 “Roma come una monarchia? Il tema della translatio imperii”), ed infine nella coeva riconsiderazione storiografica di alcuni episodi del passato di Roma, sia monarchico che repubblicano (capitolo 3: “Connotazioni ideologico-politiche del concetto di regnum”; capitolo 7; “Amulio, Romulo e Tito Tazio: problemi storiografici”). L’indagine mostra dunque come la dialettica tra quattro temi principali, monarchia, la sua quasi inevitabile corruzione in tirannide, demagogia e istituzioni repubblicane ritornino costantemente nella risistemazione storiografica, proprio dell’annalistica di età medio e tardorepubblicana, di alcuni eventi salienti della storia di Roma, rivelando nel contempo l’applicazione di cliché storiografico-interpretativi la cui codificazione si può far risalire al periodo tra la fine del III secolo e l’inizio del II secolo a. C., quando cioè il concetto di regnum irruppe nel discorso politico romano.Fu quindi in questo lasso di tempo che il concetto di regnum assunse una connotazione negativa, a scapito di accezioni neutre o addirittura positive che ne caratterizzavano l’uso teatrale degli ultimi decenni del III secolo a. C. E tuttavia, un’ulteriore prova di come tale concetto conservasse una posizione ambigua nell’immaginario ideologico romano è fornita dal fatto che nella politica estera di età mediorepubblicana i Romani non si presentarono mai come acerrimi nemici delle monarchie, ma anzi intrattennero con re, ed in particolare con i regni ellenistici, ottimi rapporti diplomatici e politici (capitolo 5: “Omnium regum hostes”). Sarà solo una certa parte della storiografia, coeva (si pensi a Catone) ma più spesso di età tardorepubblicana, che amerà presentare i Romani come l’antitesi par excellence di ogni forma monarchica.Il volume, dunque, coniugando l’analisi dell’evidenza storiografica con una riflessione sul dibattito politico romano di età mediorepubblicana (capitolo 8: “L’esempio degli adfectores regni. Interferenze tra discorso politico e tradizione storiografica”), mostra l’ambiguità del concetto di regnum nella mentalità romana, determinata in ultima analisi da specifici aspetti delle istituzioni repubblicane romane tra l’età annibalica e il periodo delle guerre d’oltremare.