A distanza di quasi sessant'anni dalla sua uscita, torna quello che molti considerano il libro più importante di Bartolo Cattafi, nonché un classico irrinunciabile della poesia italiana contemporanea. Come ha scritto Giovanni Raboni nel risvolto di copertina della prima edizione, Cattafi si avventura adesso in uno spazio indeterminato, sfiorando, «in continua tensione con l'inconoscibile e l'ineffabile, i limiti stessi della comunicazione». Sempre all'erta di fronte al dubbio e all'imprevisto, la poesia di Cattafi giunge ai suoi esiti stilistico-espressivi più originali, mescolando la carica conoscitiva che appartiene ai generi aforistico ed epigrammatico allo schiudersi nostalgico di una vena memoriale. L'elemento autobiografico, così intimamente connaturato alla lirica cattafiana, è rielaborato fino a farsi espressione più alta di un destino tragico ma necessario. Contrario a quelle che lui stesso definisce «le fredde determinazioni dell'intelligenza, le esercitazioni (sia pure civilissime), le sperimentazioni che furbescamente o ingenuamente tentano l'impossibile colpo di dadi», Cattafi ci restituisce la sua prima e mai abbandonata intuizione: che la poesia, nella sua essenza, sia «un modo come un altro di essere uomini». Questa edizione, con cui si celebra il centenario della nascita del poeta, è arricchita da un ampio saggio introduttivo, una bibliografia aggiornata e un excursus che analizza la ricezione e l'interpretazione dell'opera, ne esamina gli aspetti linguistici e rivela i suoi intricati percorsi tematici.
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