Me lo ricordo bene.
Era gennaio e Eva aveva appena tre settimane di vita. Mi osservava dalla carrozzina in silenzio – lo sguardo attento e implacabile dei bambini appena nati che già sanno tutto - mentre io, accanto a lei, piangevo lacrime a scroscio. Un pianto a dirotto senza freni né pudore, singhiozzando a voce alta.
«Perché piangi così, che ti succede!» chiese Radek, allarmato.
Tirai su col naso faticando ad articolare pensieri di senso compiuto.
«Come sarebbe, perché piango. Ma non vedi cosa fa la bambina, come si comporta?» risposi sconcertata da tanta ottusità «Non fa altro che recriminare, fare paragoni, un eterno protestare. Mi giudica, mi destabilizza, alza di continuo il livello delle richieste assorbendo tutte le mie energie e io non ce la faccio più!»
Radek mi fissò a lungo, quindi si versò del Sagrantino e liquidò la faccenda come una fisiologica conseguenza del calo di serotonina dovuto al post parto. Io detti fondo a quello che rimaneva delle mie lacrime e ripresi il discorso.
«Il mondo guarda Eva e vede una neonata. Io invece vedo un'adolescente oppositiva, polemica, faticosa. Vedo una ragazza che mi mette di fronte a me stessa e che sottolinea tutti i miei sbagli, i miei limiti, le incongruenze, giudicandomi senza pietà. Vedo una giovane donna ad alto mantenimento, sento addosso il peso delle sue esigenze, delle sue aspettative e mi sento sopraffatta. Io ci provo a scorgere la neonata, ma non ci riesco. Inciampo su quello sguardo serio e consapevole e vedo l’adolescente che lo poserà su di me, condannandomi ogni volta.»
Si dice che una madre sappia cogliere le personalità dei figli sin dai primi vagiti e talvolta persino dalla gravidanza, intuendone l'indole da una capriola nel ventre o dal ritmo del pianto.
Io avvertivo in maniera chiara - epidermica, quasi - che l'adolescenza di Eva era latente sotto tutta quella neonatitudine, pronta a deflagrare.
«Interessante.» commentò Radek «E il tuo psichiatra che ne pensa?»
Questo accadeva sedici anni fa.
Il tempo avrebbe dimostrato che avevo ragione.
E comunque quattro anni dopo è arrivata Lara.
Era gennaio e Eva aveva appena tre settimane di vita. Mi osservava dalla carrozzina in silenzio – lo sguardo attento e implacabile dei bambini appena nati che già sanno tutto - mentre io, accanto a lei, piangevo lacrime a scroscio. Un pianto a dirotto senza freni né pudore, singhiozzando a voce alta.
«Perché piangi così, che ti succede!» chiese Radek, allarmato.
Tirai su col naso faticando ad articolare pensieri di senso compiuto.
«Come sarebbe, perché piango. Ma non vedi cosa fa la bambina, come si comporta?» risposi sconcertata da tanta ottusità «Non fa altro che recriminare, fare paragoni, un eterno protestare. Mi giudica, mi destabilizza, alza di continuo il livello delle richieste assorbendo tutte le mie energie e io non ce la faccio più!»
Radek mi fissò a lungo, quindi si versò del Sagrantino e liquidò la faccenda come una fisiologica conseguenza del calo di serotonina dovuto al post parto. Io detti fondo a quello che rimaneva delle mie lacrime e ripresi il discorso.
«Il mondo guarda Eva e vede una neonata. Io invece vedo un'adolescente oppositiva, polemica, faticosa. Vedo una ragazza che mi mette di fronte a me stessa e che sottolinea tutti i miei sbagli, i miei limiti, le incongruenze, giudicandomi senza pietà. Vedo una giovane donna ad alto mantenimento, sento addosso il peso delle sue esigenze, delle sue aspettative e mi sento sopraffatta. Io ci provo a scorgere la neonata, ma non ci riesco. Inciampo su quello sguardo serio e consapevole e vedo l’adolescente che lo poserà su di me, condannandomi ogni volta.»
Si dice che una madre sappia cogliere le personalità dei figli sin dai primi vagiti e talvolta persino dalla gravidanza, intuendone l'indole da una capriola nel ventre o dal ritmo del pianto.
Io avvertivo in maniera chiara - epidermica, quasi - che l'adolescenza di Eva era latente sotto tutta quella neonatitudine, pronta a deflagrare.
«Interessante.» commentò Radek «E il tuo psichiatra che ne pensa?»
Questo accadeva sedici anni fa.
Il tempo avrebbe dimostrato che avevo ragione.
E comunque quattro anni dopo è arrivata Lara.