Prefazione di ALESSANDRO HABER.La vita border line di un personaggio maledetto che sopravvive inseguendo la sua più grande passione, quella per il teatro. È la storia di una vita trascinata in una routine fatta di sorsi d’alcol e parole recitate con desolante automatismo. Alla faccia di Shakespeare e di tutti gli altri grandissimi poeti costretti loro malgrado a sentire diventar rumore i loro versi.Andrea Castiglia, il protagonista di questa storia, è caduto in quel buco nero e sta recitando il monologo finale di Otello pensando a quanto gli stanno sui coglioni i suoi colleghi dopo cinque mesi di repliche, e che alla fine dello spettacolo non andrà a mangiare nel ristorante in cui cucinano la carne da Dio ma se ne tornerà dritto in albergo.Ma proprio lì in scena, davanti al suo pubblico, verrà sorpreso da un vuoto di memoria, da quello che lui e tutti gli altri scambieranno per un lieve malore che lo porterà a rompere la routine e a fargli vivere quelle ultime parole di Otello con un gusto tutto nuovo. Quel cambiamento sarà la scossa che smuoverà Andrea Castiglia dal torpore in cui è precipitato da qualche anno ormai e lo porterà ad esaminare la sua vita. O meglio, quel che resta della sua vita. Perché il passato lo puoi pure scolorire nell’alcol, ma la macchia resta e puzza di marcio. E alla fine sarà una gioia infinita scoprire che quel attimo scambiato per un vuoto di memoria non era altro che il segno di vita di un Teatro in cui tutti fanno di tutto per farlo morire. Ma sarà tardi, perché il destino di Andrea Castiglia è già segnato. E allora non resterà che aggrapparsi al filo tenue dell’ultima emozione, che vuol dire vita. “Una storia appassionante che mi ha coinvolto fin dalle prime pagine, facendomi entrare spesso in empatia con il protagonista di questo stralcio di vita vera intrisa di tutta la durezza e la crudeltà che per alcune persone ha in serbo il destino. Una storia che non mi ha solo appassionato ma anche e soprattutto commosso”.Dalla prefazione di Alessandro Haber