In che modo i migranti sono presenti negli spazi pubblici? Se l’atmosfera di socievolezza che caratterizza i caffè, le osterie, le piazze rende possibile la discussione di questioni di interesse collettivo, quali sono gli effetti della “clandestinità” sulla frequentazione di questi luoghi? Qual è, inoltre, il rapporto tra condizione migrante, cittadinanza e narrazione? A partire da questi interrogativi il volume traccia un percorso teorico tra i concetti di clandestinità, sfera pubblica, luoghi terzi e socievolezza, per esplorare il significato politico della presenza dei migranti nello spazio pubblico attraverso diversi casi etnografici: da Lampedusa alla Stazione Termini, da una scuola di italiano per rifugiati a un caffè marocchino nella periferia romana, fino ai luoghi del viaggio narrati dai migranti.