"L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria" di Cesare Lombroso rappresenta una pietra miliare nella criminologia moderna e nell'antropologia forense. Lombroso, noto per le sue teorie sull'atavismo e la degenerazione, esplora la correlazione tra caratteristiche fisiche e predisposizione al crimine. Il suo stile scientifico e analitico emerge attraverso una serie di studi di casi e misurazioni antropometriche, riflettendo un'epoca in cui la scienza cercava di comprendere i comportamenti devianti attraverso una lente biologica e psicologica. All'interno di un contesto letterario segnato dalla nascita delle scienze sociali, il libro esamina come fattori come la razza, l'ambiente e la psicologia influiscano sull'individuo criminale. Cesare Lombroso, un medico e criminologo italiano del XIX secolo, è considerato il fondatore della criminologia moderna. La sua formazione medica e il suo interesse per le scienze naturali lo portarono a sviluppare teorie audaci e controverse. Lombroso credette fermamente che i delinquenti fossero 'nati' e non 'fatti', rendendo il suo lavoro un punto di partenza per il dibattito sull'innatismo e l'educazione nel determinismo comportamentale. Consiglio vivamente la lettura di questo testo, non solo per gli studiosi di criminologia e antropologia, ma anche per chiunque sia interessato a comprendere le radici del comportamento umano e i pregiudizi che hanno permeato la nostra comprensione della criminalità. Le teorie di Lombroso, sebbene criticate, offrono spunti preziosi per riflessioni contemporanee sulle politiche penali e sull'insinuante connessione tra scienza e diritto.
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