L'opera si presenta come una ricostruzione storica molto dettagliata della vita e dell'opera del commediografo romano che fu anche attore e poeta, Tito Maccio Plauto, nato a Sarsina tra il 259/251 a.C. e morto a Roma nel 185 a.C., esponente del genere teatrale della palliata. Risulta principalmente diviso in due parti: nella prima si può notare una propensione dell'autore alla ricostruzione storica degli avvenimenti, nella seconda la narrazione lascia meno spazio alla cronologia ponendo l'accento sugli accadimenti personali e famigliari del protagonista che "visse interamente della sua arte praticata con instancabile creatività". Ampio spazio hanno le vicende prettamente personali: il rapporto particolare con Sabinio che ben presto diverrà suo cognato, le disavventure amorose, le vicende legate agli incontri durante il vagabondaggio e tutta la parte finale che lo vede ormai protagonista indiscusso del teatro latino, quando da semplice attore diventa il commediografo maggiormente conosciuto nell'impero romano e non solo.