Ogni giorno miliardi di sistemi automatizzati contribuiscono alla costruzione della società, tracciando distinzioni algoritmiche tra il visibile e l’invisibile, il rilevante e l’irrilevante, il probabile e l’improbabile; le nostre scelte e abitudini generano trame di dati con cui gli algoritmi tessono vite digitali, come abiti su misura. È il machine habitus che riproduce disuguaglianze, plasma comportamenti e opinioni collettive, spesso in modo opaco e con conseguenze imprevedibili. Per comprenderlo serve una sociologia degli algoritmi, proprio come quella delineata da Massimo Airoldi in questo libro.