Quando, verso la metà degli anni settanta, la Legge Basaglia aprì le porte dei manicomi “liberando tutti quelli che c’erano dentro”, la gente del Quartiere 24 si trovò a convivere con i cosiddetti matti. Madhar è il resoconto di un percorso di degenerazione fisica e mentale che vede come scenario gli anni ’70 e ’80 e il senso di inadeguatezza dei quarantenni di oggi. Madhar, nello stesso tempo, è un racconto della follia tragicomica di un luogo e di un’epoca, che dà voce a personaggi stravaganti custodi di segreti straordinari e che indica la ricetta di una formula magica in grado di risolvere i problemi dell’esistenza attraverso la presenza mentale, i rituali, i numeri vincenti, l’osservazione della sofferenza e l’amore. La musica dei Pink Floyd è il sottofondo musicale che conduce i tre protagonisti della storia verso la perdita di se stessi e la successiva, tentata, rinascita. Affascinante gioco sui linguaggi e sulle persone che questi linguaggi rivelano, Madhar è un affresco sonoro, una fotografia caleidoscopica, un viaggio salvifico.