In una sorta di autofinzione il narratore e il protagonista di questa opera si sovrappongono nella figura di un ragazzo degli anni ’80 che svela le peripezie e le avventure di quel periodo, mettendosi in gioco e mostrando la propria anima con naturalezza.
È un ragazzo che l’autore di questo libro ha conosciuto molto bene, al quale è indissolubilmente legato, ma che ora non esiste più, almeno fisicamente.
Al suo posto c’è l’uomo di quasi cinquantanove anni che ha scritto questi racconti e che pur soddisfatto della propria vita non riesce a soffocare una struggente nostalgia nei confronti di quel ragazzo e di tutto ciò che in un modo o nell’altro è entrato a far parte della sua orbita.
Amicizie, amori, canzoni, viaggi ai confini del mondo, alla ricerca di una consapevolezza che spesso tenta di sfuggire e di non farsi catturare. Lorenzo forgia intorno a sé l’immagine di un personaggio tosto, disposto a mettersi alla prova e sempre aperto a nuove esperienze. Ma all’insaputa dei suoi compagni divora i libri di Hemingway, Kerouac e Bukowski e nei momenti di solitudine scrive poesie.
Legge perché la sua anima ha bisogno di volare in alto e scrive per tentare in qualche modo di liberare la passione che sente bruciare dentro, un fuoco alimentato dalla coscienza di vivere un tempo e una dimensione storicamente irripetibili – gli anni ’80 – che risuonerà come un mantra in tutte le sue fibre: Mai più nessuno come noi!
Un paio d’anni fa transitai casualmente in una piccola stazione ferroviaria di paese. Completamente solo, per un istante mi ritrovai avvolto in un silenzio irreale. Lo sguardo rimase impigliato in quei ciottoli bianchi ai bordi dei binari che sembravano rimandare l’arsura del sole pomeridiano d’inizio estate.
Davanti a me solo una distesa di campi coltivati.
Fu allora che rividi quel ragazzo. Stava sdraiato su una panchina di ferro e il sacco a pelo arrotolato sullo zaino militare gli faceva da appoggio dietro alla schiena.
Teneva una mano sotto la testa, mentre con l’altra, mollemente adagiata sulla coscia, stringeva una sigaretta tra le dita. In quel momento pensai che forse ci poteva essere un modo per farlo ritornare e io, attraverso i suoi occhi, l’entusiasmo e la passione dei suoi vent’anni, avrei potuto rivivere indimenticabili avventure.
È un ragazzo che l’autore di questo libro ha conosciuto molto bene, al quale è indissolubilmente legato, ma che ora non esiste più, almeno fisicamente.
Al suo posto c’è l’uomo di quasi cinquantanove anni che ha scritto questi racconti e che pur soddisfatto della propria vita non riesce a soffocare una struggente nostalgia nei confronti di quel ragazzo e di tutto ciò che in un modo o nell’altro è entrato a far parte della sua orbita.
Amicizie, amori, canzoni, viaggi ai confini del mondo, alla ricerca di una consapevolezza che spesso tenta di sfuggire e di non farsi catturare. Lorenzo forgia intorno a sé l’immagine di un personaggio tosto, disposto a mettersi alla prova e sempre aperto a nuove esperienze. Ma all’insaputa dei suoi compagni divora i libri di Hemingway, Kerouac e Bukowski e nei momenti di solitudine scrive poesie.
Legge perché la sua anima ha bisogno di volare in alto e scrive per tentare in qualche modo di liberare la passione che sente bruciare dentro, un fuoco alimentato dalla coscienza di vivere un tempo e una dimensione storicamente irripetibili – gli anni ’80 – che risuonerà come un mantra in tutte le sue fibre: Mai più nessuno come noi!
Un paio d’anni fa transitai casualmente in una piccola stazione ferroviaria di paese. Completamente solo, per un istante mi ritrovai avvolto in un silenzio irreale. Lo sguardo rimase impigliato in quei ciottoli bianchi ai bordi dei binari che sembravano rimandare l’arsura del sole pomeridiano d’inizio estate.
Davanti a me solo una distesa di campi coltivati.
Fu allora che rividi quel ragazzo. Stava sdraiato su una panchina di ferro e il sacco a pelo arrotolato sullo zaino militare gli faceva da appoggio dietro alla schiena.
Teneva una mano sotto la testa, mentre con l’altra, mollemente adagiata sulla coscia, stringeva una sigaretta tra le dita. In quel momento pensai che forse ci poteva essere un modo per farlo ritornare e io, attraverso i suoi occhi, l’entusiasmo e la passione dei suoi vent’anni, avrei potuto rivivere indimenticabili avventure.