Un grande testo da riscoprire, leggere, gustare….
Marionette che Passione! è il titolo del lavoro del 1917 di Rosso di San Secondo che, sotto molti aspetti, anticipò Pirandello, il quale ne promosse la rappresentazione e divulgazione.
La commedia fu pubblicata la prima volta dall'Editore Treves di Milano, nel 1918. Il 26 novembre 1918 ebbe luogo la prima rappresentazione romana al 'Teatro Argentina'. Dal titolo derivano i temi fondamentali del dramma: il tema della spersonalizzazione - collegato al concetto della morte -, e il tema dell'amore - passione, che funziona come se fosse un 'filo' che fa muovere i protagonisti. La passione per Rosso è una forza trascendente, un destino onnipotente e crudele. Domina gli esseri e li governa a proprio piacimento. La vicenda sviluppata da Rosso si svolge tutta in misura perfettamente aristotelica, come se fosse un dramma 'classico'. Rosso vuole rompere la struttura del teatro tradizionale: il copione è un libro da leggere, prima ancora di essere un testo da rappresentare. Le didascalie acquistano un valore fondamentale per l'intendimento dell'opera. Sono pagine di intensa poesia, la quale deve riflettersi necessariamente in tutto lo svolgimento dell'azione drammatica. Troviamo addirittura descrizioni lunghe e articolate, anche in senso retorico, che fanno da introduzione alle commedie o ne spezzano la trama recitata.
La forma di un nuovo teatro, Rosso l'ha trovato nel teatro lirico: mescolando gli elementi della poesia con gli aspetti drammatici. I monologhi dei personaggi sono spesso patetici. Le strutture delle frasi, l'ordine diverso delle parole dal solito, le frasi incomplete rendono il testo poetico: più vicino alla poesia che ad un discorso.
Marionette che Passione! è il titolo del lavoro del 1917 di Rosso di San Secondo che, sotto molti aspetti, anticipò Pirandello, il quale ne promosse la rappresentazione e divulgazione.
La commedia fu pubblicata la prima volta dall'Editore Treves di Milano, nel 1918. Il 26 novembre 1918 ebbe luogo la prima rappresentazione romana al 'Teatro Argentina'. Dal titolo derivano i temi fondamentali del dramma: il tema della spersonalizzazione - collegato al concetto della morte -, e il tema dell'amore - passione, che funziona come se fosse un 'filo' che fa muovere i protagonisti. La passione per Rosso è una forza trascendente, un destino onnipotente e crudele. Domina gli esseri e li governa a proprio piacimento. La vicenda sviluppata da Rosso si svolge tutta in misura perfettamente aristotelica, come se fosse un dramma 'classico'. Rosso vuole rompere la struttura del teatro tradizionale: il copione è un libro da leggere, prima ancora di essere un testo da rappresentare. Le didascalie acquistano un valore fondamentale per l'intendimento dell'opera. Sono pagine di intensa poesia, la quale deve riflettersi necessariamente in tutto lo svolgimento dell'azione drammatica. Troviamo addirittura descrizioni lunghe e articolate, anche in senso retorico, che fanno da introduzione alle commedie o ne spezzano la trama recitata.
La forma di un nuovo teatro, Rosso l'ha trovato nel teatro lirico: mescolando gli elementi della poesia con gli aspetti drammatici. I monologhi dei personaggi sono spesso patetici. Le strutture delle frasi, l'ordine diverso delle parole dal solito, le frasi incomplete rendono il testo poetico: più vicino alla poesia che ad un discorso.