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Mattia Preti, detto il Cavaliere Calabrese, figlio di Cesare Preti e Innocenza Schipani, «onorati» cittadini, venne alla luce il 24 febbraio 1613 a Taverna, nel borgo di Portacise, e fu battezzato, due giorni dopo, nella chiesa parrocchiale di San Martino.All’età di 11 anni partì per Roma, dove la vita intellettuale metteva in crisi la cultura laica del Rinascimento ristabilendo, sotto l’influenza della Chiesa cattolica, il principio dell’autorità contro la Riforma protestante e il connubio tra arte e fede. A Roma, Gregorio dello Prete e il fratello Mattia presero alloggio in Via dei…mehr

Produktbeschreibung
Mattia Preti, detto il Cavaliere Calabrese, figlio di Cesare Preti e Innocenza Schipani, «onorati» cittadini, venne alla luce il 24 febbraio 1613 a Taverna, nel borgo di Portacise, e fu battezzato, due giorni dopo, nella chiesa parrocchiale di San Martino.All’età di 11 anni partì per Roma, dove la vita intellettuale metteva in crisi la cultura laica del Rinascimento ristabilendo, sotto l’influenza della Chiesa cattolica, il principio dell’autorità contro la Riforma protestante e il connubio tra arte e fede. A Roma, Gregorio dello Prete e il fratello Mattia presero alloggio in Via dei Borgognoni presso la famiglia Perro(ne). Rossella Vodret, dall’esame del libro degli Stati delle anime (1624, fol. 25) della chiesa di San Lorenzo in Lacina, ha scoperto che Gregorio fratello maggiore e tutore del «pupillo» Mattia, nellaPasqua del 1624, abitava a Roma con lui e altri calabresi e che ciò impone di riconsiderare la cronologia dei due pittori «accettata finora da tutti gli studiosi».Mattia fu avviato all’arte dal fratello e non già da Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, che proprio nel 1624 lasciò Roma per fare ritorno a Cento e iniziarvi il periodo di ripensamento, che lo avvicinò a Guido Reni e all’Accademia diBologna, nella quale succedette al Reni come direttore.Gian Lorenzo Bernini non riuscì, nel Giubileo 1625, a terminare il Baldacchino bronzeo al centro della crociera michelangiolesca in San Pietro. I cardinali, seguendo l’esempio di San Carlo Borromeo, aprivano ai pellegrini più bisognosi di assistenza le porte dei loro palazzi romani. Gregorio e Mattia erano lieti di lucrare la grande perdonanza, ma Gregorio Prete, come testimoniò Padre Resta, per tirare avanti e mantenere il fratello Mattia alla pittura, doveva lavorare per i bottegai di Roma, «che allora erano ricchi e facevano lavorare, onde lavorò per il coloraroNasini alla Sapienza». Gregorio e Mattia Preti occupavano insieme, nel 1636, una casa in Campo Marzio, presa in affitto dalla parrocchia di San Biagio a Montecitorio....