"La malinconia è la felicità di essere tristi", diceva Victor Hugo.
Un titolo denso di significati e corrispondenze per la nuova silloge di Gabriella Pison, Melancholy, in cui una leggera venatura di tristezza si intreccia con un flusso di emozioni e sensazioni, che conducono il Lettore lungo le rive del suo vissuto, in un'operazione quasi catartica, capace di esorcizzare il male di vivere e dell'oltre, cercando l'armonia tra l'essere umano, la natura e il tempo infinito del cosmo.
Un variopinto mosaico di riflessioni esistenziali, sospese nel tempo e nel ricordo, che si alimentano di profumi, di sensi, di incanti, di musica, di colore; una ritualità che sembra fatta di malie, sospesa tra la nostalgia, la pioggia, il vento o gli alberi di Natale, perché anche la carezza di un venditore d'abeti fa intuire che esiste un'anima nel mondo.
Sono versi che sollecitano il desiderio di luce, tra giochi di metafora e ombre; la Poetessa scende nelle profondità del dolore, dell'impotenza di fronte al vano affannarsi, ma come per magia, servendosi dell'arma del disincanto e dell'ironia, si scioglie in atmosfere di speranza, intuendo una tensione continua verso qualcosa che non sia effimero, fragile, transitorio, che le impedisce di perdersi nell'incertezza, nel vuoto, nella solitudine che l'accompagnano.
"So che potrò volare in eterno/ tra gli orizzonti d'acqua limpida/ e gli agguati della speranza,/ dove la memoria si fa aquilone/ nelle storie graffiate dalla rinuncia/ nel sottovoce inarrestabile della vita."
Melancholy è rincorrere la Bellezza senza tempo dell'anima, del cuore, della vita. Bellezza, che si fa splendore della Verità... come sembra abbia scritto Platone.
Un titolo denso di significati e corrispondenze per la nuova silloge di Gabriella Pison, Melancholy, in cui una leggera venatura di tristezza si intreccia con un flusso di emozioni e sensazioni, che conducono il Lettore lungo le rive del suo vissuto, in un'operazione quasi catartica, capace di esorcizzare il male di vivere e dell'oltre, cercando l'armonia tra l'essere umano, la natura e il tempo infinito del cosmo.
Un variopinto mosaico di riflessioni esistenziali, sospese nel tempo e nel ricordo, che si alimentano di profumi, di sensi, di incanti, di musica, di colore; una ritualità che sembra fatta di malie, sospesa tra la nostalgia, la pioggia, il vento o gli alberi di Natale, perché anche la carezza di un venditore d'abeti fa intuire che esiste un'anima nel mondo.
Sono versi che sollecitano il desiderio di luce, tra giochi di metafora e ombre; la Poetessa scende nelle profondità del dolore, dell'impotenza di fronte al vano affannarsi, ma come per magia, servendosi dell'arma del disincanto e dell'ironia, si scioglie in atmosfere di speranza, intuendo una tensione continua verso qualcosa che non sia effimero, fragile, transitorio, che le impedisce di perdersi nell'incertezza, nel vuoto, nella solitudine che l'accompagnano.
"So che potrò volare in eterno/ tra gli orizzonti d'acqua limpida/ e gli agguati della speranza,/ dove la memoria si fa aquilone/ nelle storie graffiate dalla rinuncia/ nel sottovoce inarrestabile della vita."
Melancholy è rincorrere la Bellezza senza tempo dell'anima, del cuore, della vita. Bellezza, che si fa splendore della Verità... come sembra abbia scritto Platone.
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