Era il 16 giugno del 2020. Il rumore delle motoseghe squarcia l'aria del mattino. La polvere di legno invade la piazza e copre i sampietrini. Gli aghi intasano i tombini. Gli occhi rimangono sgranati, increduli. Poi il silenzio. Nei tristi giorni che seguono, come un epitaffio, una mano pietosa con un pennarello, lascia l'ultimo pensiero sul tronco rimasto. Dopo mezzo secolo per contrapposizione, come in una moderna Spoor River, ci tornano indietro le voci rimaste intrappolate nella corteccia e finalmente liberate per sempre. Sono voci che avremmo perso definitivamente e forse mai ascoltato. Voci apparentemente inutili. Voci che in passato non hanno fatto la Storia e mai la faranno in futuro. Sono voci, però, che di storia sono intrise: quella intima di ognuno.