La filosofia pare, ormai da un secolo a questa parte, in preda a una sorta di divorzio: da un lato il pensiero anglo-americano, attento al metodo, al rigore logico del linguaggio e ai contributi scientifici, dall’altro quello detto continentale, i cui interessi sono rivolti alla condizione umana e alle sue implicazioni etiche ed esistenziali, convinto della naturale creatività e plasticità della lingua. Queste tradizioni, apparentemente inconciliabili, tuttavia possono tornare a dialogare a partire da un mistero, quello della mente umana.
La scienza, che sembra aver svelato tutti i misteri della natura, pare arrestarsi di fronte a una delle questioni radicali che ha assillato il pensiero umano attraverso i secoli: cos’è la soggettività? Qual è l’identità personale di ognuno? Chi è l’uomo?
La filosofia può tornare a dialogare assumendo la forma del mai appagato disputare dell’essere umano sugli enigmi che lo abitano e lo circondano.
La scienza, che sembra aver svelato tutti i misteri della natura, pare arrestarsi di fronte a una delle questioni radicali che ha assillato il pensiero umano attraverso i secoli: cos’è la soggettività? Qual è l’identità personale di ognuno? Chi è l’uomo?
La filosofia può tornare a dialogare assumendo la forma del mai appagato disputare dell’essere umano sugli enigmi che lo abitano e lo circondano.