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Metz Yeghérn, il Grande Crimine: così gli armeni ricordano il loro genocidio, con una parola che condensa male fisico e male morale, ciò che addolora, tortura, uccide. Sono passati cento anni da quando gli armeni furono allontanati dalla loro terra e massacrati in nome del panturchismo. E ne sono passati venti dalla prima pubblicazione di questo breve libro, che racconta senza enfasi né sensazionalismi la cronaca di quell’orrore. Molto in Europa è cambiato da allora, ma i turchi – che pur vi vogliono entrare – continuano a negare la storia. «Per quanto coraggiosi turchi abbiano affrontato la…mehr

Produktbeschreibung
Metz Yeghérn, il Grande Crimine: così gli armeni ricordano il loro genocidio, con una parola che condensa male fisico e male morale, ciò che addolora, tortura, uccide.
Sono passati cento anni da quando gli armeni furono allontanati dalla loro terra e massacrati in nome del panturchismo.
E ne sono passati venti dalla prima pubblicazione di questo breve libro, che racconta senza enfasi né sensazionalismi la cronaca di quell’orrore. Molto in Europa è cambiato da allora, ma i turchi – che pur vi vogliono entrare – continuano a negare la storia.
«Per quanto coraggiosi turchi abbiano affrontato la questione armena, la Turchia oggi più che mai è attestata su posizioni negazioniste. [...] E la situazione sta purtroppo peggiorando. La comunità armena di Siria, dove trovarono rifugio molti fra i ‘resti della spada’, i sopravvissuti della tragedia, è oggi di nuovo sotto attacco».
Dall’Introduzione di Siobhan Nash-Marshall