Un incontro casuale tra un uomo e una cagnolina vivace si trasforma lentamente in un gioco di verosimili imitazioni di gesti, sguardi e azioni che trasformano una relazione amorosa disfunzionale in un romanzo che si dichiara giallo sin dalle prime pagine. Allontanandosi dal classico schema del genere poliziesco l’autore svela, sin da subito, delitto ed esecutore che diventa vittima della tela da se stesso tessuta.
Dentro la cornice del noir il lettore conosce il punto di vista del carnefice attraverso lo sguardo attento sulle sue reazioni, sulle sue riflessioni, si accosta alle sue fatiche, vede la sua fronte sudare freddo e spera, sino alla fine, insieme a lui, che tutto si risolva in nome dell’amore, quello vero, condiviso e sano.
Tutti i personaggi coinvolti, dal commissario Marini all’ispettore Santi, dalla stilista Elena all’arguta Arianna, dal protagonista Stefano ai suoi vicini di casa, costruiscono, tessera dopo tessera, con gli occhi ignari di chi vive dentro la storia, il puzzle degli accadimenti mentre, al di sopra delle loro interpretazioni e rivelazioni, come un’onnisciente presenza, si può ergere soltanto chi legge.
La positio princeps sembra dunque contesa tra il protagonista-vittima e il pubblico-spettatore che tutto conosce ma che nulla può stabilire sul percorso dell’ambita assoluzione finale. Ne deriva un intreccio di voci che si fondono e confondono creando un vortice di pagine emozionali sospese tra verosimile e inverosimile, realtà e immaginazione, frustrazione e compiacimento.
Sullo sfondo della narrazione, come una costante avvolgente e dissacrante, l’autore punteggia l’ironia beffarda del destino tragico di un uomo nato buono.
Dentro la cornice del noir il lettore conosce il punto di vista del carnefice attraverso lo sguardo attento sulle sue reazioni, sulle sue riflessioni, si accosta alle sue fatiche, vede la sua fronte sudare freddo e spera, sino alla fine, insieme a lui, che tutto si risolva in nome dell’amore, quello vero, condiviso e sano.
Tutti i personaggi coinvolti, dal commissario Marini all’ispettore Santi, dalla stilista Elena all’arguta Arianna, dal protagonista Stefano ai suoi vicini di casa, costruiscono, tessera dopo tessera, con gli occhi ignari di chi vive dentro la storia, il puzzle degli accadimenti mentre, al di sopra delle loro interpretazioni e rivelazioni, come un’onnisciente presenza, si può ergere soltanto chi legge.
La positio princeps sembra dunque contesa tra il protagonista-vittima e il pubblico-spettatore che tutto conosce ma che nulla può stabilire sul percorso dell’ambita assoluzione finale. Ne deriva un intreccio di voci che si fondono e confondono creando un vortice di pagine emozionali sospese tra verosimile e inverosimile, realtà e immaginazione, frustrazione e compiacimento.
Sullo sfondo della narrazione, come una costante avvolgente e dissacrante, l’autore punteggia l’ironia beffarda del destino tragico di un uomo nato buono.