Dal 1979 per la maggior parte degli occidentali l'Iran è sinonimo di fondamentalismo islamico, di terrorismo, di pericolo. Le cronache hanno ridotto la Persia a "problema", offuscando 2.500 anni di storia. Molto prima di Khomeini e Ahmadinejad, l'Iran ha dato al mondo Ciro il Grande, Rumi, Avicenna, Hafez e Khayyam e ha scritto un pezzo di storia fondamentale dell'intera umanità. Una storia che ci porta in una terra di bellezze assolute e ingiustizie profonde. Una storia complessa, affascinante e misteriosa. E troppo spesso sottovalutata. Una storia di musulmani sciiti, zoroastriani, cristiani ed ebrei. La ricchezza di etnie e culture diverse che convivono dai tempi dell'Impero Persiano è il "mistero" di questo Paese, in cui soltanto il 51% della popolazione è di etnia persiana. Un Paese che continua a svolgere anche nel XXI secolo il ruolo di cerniera tra Europa ed Estremo Oriente. La nostra storia, il nostro vocabolario e persino la nostra tavola devono molto alla Persia. Che ci piaccia o meno, dovremo fare i conti ancora per molto tempo con l'Iran. E in questo confronto dovremmo sempre essere consapevoli della grandezza della storia e della cultura persiana. "L'Autore, per l'acutezza delle osservazioni, sembra un diretto discendente dei grandi viaggiatori europei da Marco Polo ad Ambrogio Contarini e soprattutto del romano Pietro della Valle, che raggiunse la corte dei re sufi nel XVI secolo" (dall'introduzione di Amir Madani).
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