Il dio Moloch pretende il sacrificio estremo: la vita dei figli. Questo almeno è quanto sembra tramandarci il testo biblico. Com'è potuto accadere che, per secoli, sia la tradizione ebraico-cristiana sia la più avanzata critica biblica abbiano affermato l'esistenza storica di una prassi cultuale così spietata e inconcepibile, benché lontana nel tempo, senza mai metterne seriamente in dubbio la veridicità? Il libro, strutturalmente interdisciplinare, analizza dunque un tema antico e oscuro, divenuto ormai classico nella storia delle religioni, ossia il presunto sacrificio dei bambini praticato nella Valle di Ben-Hinnom, alle porte dell'antica Gerusalemme, nel luogo di culto chiamato Tofet. Avvalendosi dei principali strumenti esegetici e storico-critici, ma muovendo, per la prima volta, dalla "storia e teoria dell'infanzia" nonché da premesse originali desunte dalla pedagogia, dalla psicoanalisi e dalla teologia politica, l'indagine contesta le interpretazioni sacrificali sinora formulate soprattutto in ambito biblico e archeologico, e offre così una spiegazione più umana dei testi e dei reperti. Lo spostamento e l'ampliamento del punto di osservazione non solo permettono di uscire interamente dal paradigma sacrificale e di rileggere in maniera inedita il senso, l'origine e l'evoluzione storica del rito, ma consentono altresì di formulare nuove ipotesi sulla storia antica d'Israele, sulla geografia di Gerusalemme e soprattutto sull'ideologia dell'anonimo redattore detto Deuteronomista, uno degli scrittori che maggiormente hanno plasmato la nostra civiltà.
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