Perché un libro di poesie, direi meglio di pensieri intimi e solitari? Perché forse l'anima ha bisogno di una voce amica che racconti di sé e dei suoi inconfessati sogni. Un modo inconsueto per dire cose che altrimenti resterebbero prive di alimento nella timidezza dell'apparenza. Un modo inconsueto anche e forse soprattutto che prende corpo con la voce della passione che incontra la nudità della propria anima. Una passione alimentata dalla follia, protagonista del vivere senza finzione e pienamente fuori dalla quotidianità, follia che a volte ci spaventa come la passione stessa. Versi quindi di follia e passione, binomio primario di vita quindi oltre la vita, oltre l'inganno perenne e la sofferenza senza volto. Un binomio che però si completa con la morte, unico approdo all'ultima verità. Una vita illusoria che resta solo finzione e bugia senza pudore, a volte o spesso ostentata dai falsi miti del progresso e della guerra nel nome dell'uomo, dalla globalizzazione, che sostiene versi senza colore, che solo la passione e la follia tingono di rosso nel "Giardino del vento", metafora della vita, dove tutto svanisce e dove i fiori di ginestra e i garofani rossi restano i simboli dell'illusione del vivere.