Il 5 dicembre 2013 a Johannesburg, all’età di 95 anni, moriva Nelson Mandela. Alla cerimonia funebre, svoltasi allo stadio di Soweto, erano presenti circa 100 capi ed ex-capi di Stato e di governo provenienti da tutto il mondo e le celebrazioni vennero trasmesse in diretta in ogni angolo del pianeta. Questo fa capire quanta popolarità abbia riscosso durante la sua vita l’ex presidente del Sudafrica, al quale si deve il merito storico di aver combattuto e superato il regime di segregazione razziale (apartheid) che afflisse il suo Paese per oltre quarant’anni. Tuttavia, furono numerosi i lati meno conosciuti, spesso nascosti di Mandela, quindi eviteremo di ridurre il discorso alla lotta tra i “bianchi da una parte e i neri dall’altra”. In questo libro analizzeremo gli eventi che hanno caratterizzato il Sudafrica, dimostrando che le cose non sono andate sempre e soltanto così, e che la storiografia seria non conosce soltanto il bianco e il nero ma è presente un ampio numero di sfumature. L’intenzione è dunque quella di parlare di una storia “mai scritta” del Sudafrica e di fare una “revisione” storico-politica della colonizzazione europea, la quale viene spesso vista solo e semplicemente come un massacro di “indigeni” buoni e pacifici, sempre e comunque vittime della malvagità e del razzismo occidentale. Se dal punto di vista socio-economico il Sudafrica è lo Stato più evoluto ed industrializzato del Continente (dal 2010 vanta infatti di essere annoverato fra i Paesi emergenti del BRICS, con Brasile, Russia, India, Cina), per certi aspetti la situazione è rimasta invariata, se non peggiorata. Le forme di razzismo non sono scomparse, anzi, paradossalmente, il fenomeno si è capovolto: la popolazione dei bianchi (afrikaner), insediata da circa quattro secoli nella regione, è oggigiorno minacciata da una neoborghesia nera che viene fomentata dall’ANC. Questa nuova classe medio-borghese nera ha fatto fortuna nell’industria pesante del Paese, spesso attraverso una serie di legami clientelari con il governo. Come vedremo, all’interno dell’ANC si è verificato un progressivo fazionismo che rappresenta, in realtà, lo specchio del Sudafrica come appare ora: sempre più diviso, con la differenza che la diseguaglianza economica non si pone più solo tra la minoranza bianca e la maggioranza nera, ma è interna a quest’ultima. Questi e altri svariati motivi, stanno portando le masse a sentirsi distanti dalle rappresentanze politiche tradizionali; così i consensi all’African National Congress stanno calando decisamente negli ultimi anni e, dall’altro lato, stanno aumentando i favori verso i partiti più radicali.