Si tratta del romanzo breve di Miguel de Unamuno “Niente di meno che un vero uomo”, pubblicato per la prima volta nel 1920. Il romanzo è preceduto da una introduzione di Nazzareno Fioraso, che si è occupato anche della traduzione del testo, in cui viene sottolineato come negli scritti dell’autore spagnolo, la filosofia, “non solo coincida con l’arte del romanzo, bensì sia romanzo: l’aspetto letterario, cioè, fa tutt’uno con quello filosofico...” . “Niente di meno che un vero uomo”, pubblicato per la prima volta all’interno di una trilogia, racconta le vicende di Julia, una donna bellissima e Alejandro, un uomo molto ricco che la prende in moglie. La donna vive la sua bellezza come un nemico, perché convinta che gli uomini non amino lei ma il suo aspetto. E il marito, strano personaggio apparentemente incapace di sentimenti, non fa nulla per rassicurarla. La tratta bene, le compra ciò che desidera, non mostra gelosie, la lascia libera di fare ciò che vuole, compreso di passare il tempo in compagnia di altri uomini, ma non dice mai di amarla. E a Julia non interessano i beni materiali e le comodità, perché quello che cerca è proprio la parola amore, benché lei stessa non sia sicura se il profondo sentimento che prova per il marito sia davvero amore o non piuttosto una strana forma di sottomissione. Oltretutto l’uomo è misterioso, non le parla di sé, è già stato sposato e non è ben chiaro che fine abbia fatto la prima moglie. Siamo davanti ad una specie di Barbablù? Il dubbio si fa più forte man mano che l’uomo dimostra la sua indole sinistramente pacata ma anche vendicativa, arrivando a far dichiarare pazza la moglie che gli confessa un tradimento, salvo poi riaccoglierla quando verrà dichiarata “guarita”. Il finale tragico riscatterà entrambi.