Consigliato ad un pubblico 14+
Questo libro è, nel mio intendimento, la prosecuzione del precedente: “Il pianeta e l’umanità”. In questo secondo lavoro cerco di affrontare il problema delle invasioni di specie alloctone che, in tutto il nostro pianeta, stanno mettendo a rischio di estinzione moltissime specie viventi. Molto di più dei cambiamenti climatici sui quali starnazzano torme di ignoranti in quanto ignorano il passato. Da quando la vita è sbocciata sulla Terra, è stata una continua evoluzione di specie viventi. Ma queste evoluzioni sono avvenute in tempi molto lunghi tali da consentire a tutte le creature di trovare adattamenti per sopravvivere in ambienti che erano profondamente mutati. Basti pensare a tutti i mammiferi che oggi vivono negli oceani ma che una volta passeggiavano su terreni asciutti. Quello che sta succedendo oggi con le invasioni alloctone, dovute a importazioni molto spesso volontarie ricercando interessi di pochi soggetti, a volontà di importare pesci adatti alla pesca sportiva, piante da giardino che poi contaminano gli ambienti diffondendosi in danno di specie endogene. Ai viaggi sempre più massicci. A popolazioni che si insediano in territori diversi e vogliono importare pesci, piante e animali per le loro cucine tradizionali. Le navi che solcano i mari in maniera massiccia caricando acqua di zavorra alla partenza per poi scaricarla nel luogo d’arrivo distante migliaia di chilometri. Il fatto è che questi fenomeni portano, molto spesso, all’estinzione di specie endogene. Ma lo fanno in tempi molto brevi. Non in ere geologiche che possano consentire loro di adattarsi. Alle Galapagos, arcipelago da cui Darwin trasse lo spunto per la sua Teoria dell’evoluzione, è a rischio di estinzione la tartaruga verde da cui deriva il nome, mentre alle Hawaii, dall’arrivo della “civiltà” sono state estinte 53 specie endogene di quei territori, un tempo incontaminati. Sta scomparendo un vero e proprio laboratorio. Di fronte a questo autentico disastro che colpisce le creature che con noi vivono sulla Terra, gli animalisti e gli ambientalisti hanno atteggiamenti complici. Sono a rischio il 52% dei mammiferi, ma non a causa dei cambiamenti climatici che, come detto poc’anzi, avvengono in tempi che si misurano in secoli se non millenni. Ma anche pesci, rettili, anfibi, uccelli e vegetali stanno subendo lo stesso destino. Però non si può attuare l’unico modo per contenere gli effetti di queste invasioni alloctone tramite azioni di eradicazione raccomandate dalle autorità europee. Loro saranno i responsabili dei disastri che stanno colpendo moltissime aree del pianeta. Nessun continente è escluso da questo fenomeno. Senza contare i danni di natura economica che colpiscono, guarda caso, le popolazioni più povere che non hanno i mezzi per combattere le invasioni alloctone e ne subiscono le conseguenze. L’Africa subisce danni superiori al Pil annuo prodotto.
Questo libro è, nel mio intendimento, la prosecuzione del precedente: “Il pianeta e l’umanità”. In questo secondo lavoro cerco di affrontare il problema delle invasioni di specie alloctone che, in tutto il nostro pianeta, stanno mettendo a rischio di estinzione moltissime specie viventi. Molto di più dei cambiamenti climatici sui quali starnazzano torme di ignoranti in quanto ignorano il passato. Da quando la vita è sbocciata sulla Terra, è stata una continua evoluzione di specie viventi. Ma queste evoluzioni sono avvenute in tempi molto lunghi tali da consentire a tutte le creature di trovare adattamenti per sopravvivere in ambienti che erano profondamente mutati. Basti pensare a tutti i mammiferi che oggi vivono negli oceani ma che una volta passeggiavano su terreni asciutti. Quello che sta succedendo oggi con le invasioni alloctone, dovute a importazioni molto spesso volontarie ricercando interessi di pochi soggetti, a volontà di importare pesci adatti alla pesca sportiva, piante da giardino che poi contaminano gli ambienti diffondendosi in danno di specie endogene. Ai viaggi sempre più massicci. A popolazioni che si insediano in territori diversi e vogliono importare pesci, piante e animali per le loro cucine tradizionali. Le navi che solcano i mari in maniera massiccia caricando acqua di zavorra alla partenza per poi scaricarla nel luogo d’arrivo distante migliaia di chilometri. Il fatto è che questi fenomeni portano, molto spesso, all’estinzione di specie endogene. Ma lo fanno in tempi molto brevi. Non in ere geologiche che possano consentire loro di adattarsi. Alle Galapagos, arcipelago da cui Darwin trasse lo spunto per la sua Teoria dell’evoluzione, è a rischio di estinzione la tartaruga verde da cui deriva il nome, mentre alle Hawaii, dall’arrivo della “civiltà” sono state estinte 53 specie endogene di quei territori, un tempo incontaminati. Sta scomparendo un vero e proprio laboratorio. Di fronte a questo autentico disastro che colpisce le creature che con noi vivono sulla Terra, gli animalisti e gli ambientalisti hanno atteggiamenti complici. Sono a rischio il 52% dei mammiferi, ma non a causa dei cambiamenti climatici che, come detto poc’anzi, avvengono in tempi che si misurano in secoli se non millenni. Ma anche pesci, rettili, anfibi, uccelli e vegetali stanno subendo lo stesso destino. Però non si può attuare l’unico modo per contenere gli effetti di queste invasioni alloctone tramite azioni di eradicazione raccomandate dalle autorità europee. Loro saranno i responsabili dei disastri che stanno colpendo moltissime aree del pianeta. Nessun continente è escluso da questo fenomeno. Senza contare i danni di natura economica che colpiscono, guarda caso, le popolazioni più povere che non hanno i mezzi per combattere le invasioni alloctone e ne subiscono le conseguenze. L’Africa subisce danni superiori al Pil annuo prodotto.