Danilo Reschigna, osserva il mondo da una singolare angolazione: la sua. Da quel punto di vista guarda persone, analizza azioni e gesta, che agli altri sfuggono (o non vogliono vedere). Il suo vivacissimo estro, l’intelligenza capace di formidabili invenzioni, fanno si che raggiunga risultati genialmente esilaranti. Questa ulteriore raccolta di racconti ne è una prova inconfutabile. Racconti che vanno da una caustica realtà contingente, alla ironica e altalenante irrealtà. Ma l’opera nel suo insieme è mirabilmente solida e concreta, pur nel funambolismo del suo stile svagato, non curante e a tratti lieve. Una serie di storie spiazzanti, sconsigliate a quei grandi che non credono più alle favole. Quando si comincia a leggere i racconti, se si ha la capacità di reagire allo shock iniziale, si verrà trasportati nel mondo di Danilo. Per seguirlo in questo suo mondo stordito, bisogna far leva sulla capacità di stupirsi, o meglio, di non stupirsi di niente. Bisogna andare oltre agli stilemi e ai luoghi comuni; superare quelle barriere mentali che ci costringono a pensare razionalmente. Non è un mondo codificato, dove basta una chiave di lettura; non ci sono edipici enigmi da risolvere, ma regole da contravvenire, e tragicomici destini da confutare. Ma non si tratta di storie fantasiose né di storielle, ma avventure umane che vanno oltre l’ipocrisia e l’opportunismo. Per comprenderle fino in fondo bisogna osare, e lanciarsi in un vero e proprio “salto mentale” a proprio rischio e pericolo, perché senza rete! Per un assaggio, ecco alcune righe di uno dei racconti, tanto per confondervi le idee (!?). “Anna Karenina inorridisce alla vista del bruto Ulisse alla conquista di Troia. I promessi sposi, non ancora promessi, smarriscono la loro fede in cent’anni di solitudine. E Alice, credendosi di nuovo nel paese delle meraviglie, soffoca la propria ingenuità nell’avvolgente fumo di Zeno Cosini che, allibito dalla strana presenza, non riesce ad avere la coscienza di spegnere il puzzolente sigaro. La mamma disse a Pinocchio di portare alla nonna ammalata la torta e di stare attento al lupo cattivo; il lupo, che era effettivamente cattivo ma non del tutto scemo, baciò la bella addormentata nel bosco e Pinocchio non incontrò mai il lupo cattivo, ma il cattivo mimetizzato da lupo...”