Oggi la nostra vita è dettata per la maggior parte del tempo dall’uso di strumenti tecnologici che, se da una parte ci consentono di essere a passo con i tempi, dall’altra creano degli individui che interagiscono esclusivamente attraverso un display. È in questo scenario storico che si sviluppa la storia del Commissario Campisi che non è alle prese con indagini o appostamenti, ma è alle prese con una battaglia più grande: quella di rimanere in vita dopo essersi trovato in mezzo ad un attentato di natura terroristica. Ed è proprio in quei momenti che con il corpo sedato e steso su un letto d’ospedale, tutta la sua vita apparentemente facile gli passa davanti, come una pellicola passa su uno schermo di un cinema. Una vita che se non avesse dovuto subire la presa di coscienza della sua ex moglie si sarebbe potuta definire “una bella vita”. Il romanzo vuole mettere in risalto tematiche sociali molto attuali di cui, secondo Giovanni c’è poco da essere fieri, contrapponendole ad altre, fino a ieri inesistenti o abilmente celate, che potrebbero diventare “problemi” nel nostro immediato futuro. Giovanni parla silenziosamente a se stesso, esattamente come la maggior parte della gente. Vincerà la sua battaglia per restare in vita? Una vita come la vuole lui? Durante questa battaglia si farà delle domande chiedendo ad ognuno di noi di dare, o almeno provare a dare, una risposta.