Del resto, per riprendere la citazione di Stig Dagerman che è posta all’inizio del volume, «ai nostri giorni accadono soltanto tragedie minori», se con minori, aggiungo, s’intende il fatto che riguardano poche persone per volta, perché le sofferenze individuali continuano a esplodere inarrestabili proprio in mezzo a piccoli gesti, a mutamenti quasi impercettibili. Questo è il filo che lega i racconti di Ferracuti, che poi sono forse capitoli di un romanzo al quale l’autore non si è preoccupato di dare coerenza formale, ma che sono legati l’uno all’altro dalla continuità dei sentimenti e delle sensazioni, dal ritornare degli stessi nomi in personaggi apparentemente diversi, degli stessi miti in situazioni mutate. Come la Norvegia, fredda, distante, e insieme accogliente e nuova sia nel sogno di un terrorista sia nella testa di un pazzo. Ma che l’uno sia davvero un terrorista e l’altro davvero un pazzo, anche di questo si potrebbe, con inquietudine, dubitare. Giorgio Van Straten