Ankara, 1972. Nell’immenso salone per cerimonie del Club Anatolia, Ömer osserva con attenzione la folla attorno a sé. Al suo fianco Tezel, una giovane pittrice. Il matrimonio a cui sono chiamati ad assistere è quello tra Ayşen, figlia dell’imprenditore rampante İlhan Dereli, ed Ercan, figlio del generale Hayrettin Özkan. Una ricca galleria di personaggi, di diverse estrazioni sociali e sensibilità politiche, partecipa ai festeggiamenti, alternandosi sulla scena del romanzo come in una pièce teatrale: Tuncer, studente espatriato in Svizzera, il colonnello in pensione Ertürk, veterano della guerra di Corea, un impiegato del Ministero dell’Agricoltura, padre di Gül, in carcere come tanti giovani rivoluzionari dopo il colpo di Stato del 1971.Con la consueta maestria nel tenere insieme la dimensione individuale e quella sociale dei suoi personaggi, Adalet Ağaoğlu racconta in questo romanzo il clima di accesa polarizzazione politica tra gli anni Sessanta e Settanta, gli intrecci tra il mondo degli affari e le alte gerarchie militari, la corruzione dei legami affettivi, le relazioni di genere, i sogni e le contraddizioni della gioventù rivoluzionaria attraverso il suo sguardo acuto, dissacrante e ironico. In questo secondo capitolo della trilogia inaugurata con Coricarsi e morire, Ağaoğlu inscena la tensione tra individuo e società nella cornice scenografica di una delle fasi più complesse e controverse della storia turca contemporanea e ci restituisce non solo un vivido affresco corale di un’epoca ma anche un intimo quadro della sua psicologia.