Le novelle del defunto Ivan Petrovič Belkin è una raccolta di 5 novelle scritte da Aleksandr Puškin nel 1830 e pubblicate nel 1831.
Nell'introduzione all'opera, Puškin finge di essere l'editore delle novelle che Ivan Petrovič Belkin, un negligente possidente terriero, ha udite da varie persone e messe per iscritto. Viene anche allegata da Puškin una lettera scritta da un presunto amico di Belkin in cui sono narrati alcuni aneddoti circa la vita di Ivan Petrovič: il ritratto che ne esce delinea una personalità misteriosa e affascinante, poco dedita agli affari quanto piuttosto amante delle lettere e della cultura.
Ad ogni novella è premessa una citazione tratta da opere di autori esclusivamente russi, secondo un procedimento molto usato da Puškin: ogni citazione si ricollega per affinità tematica alla novella o fa da contrappunto.
Nel manoscritto che Puškin finge di aver ritrovato e del quale cura la pubblicazione sono annotati le iniziali e il titolo di coloro i quali hanno raccontato la storia a Belkin.
I cinque racconti, apparentemente, non hanno un filo conduttore che li lega in modo diretto; tutti, infatti, hanno trame e protagonisti diversi. Probabilmente Puškin, in un primo momento, li compose in forma autonoma tra di loro e, solo successivamente, inserì una cornice narrativa che li legasse e che garantisse quindi l'unità narrativa. La cornice è rappresentata nella figura di Belkin, che però è un personaggio fittizio (in quanto mai esistito) e, di conseguenza, anche la cornice narrativa è fittizia.
Nell'introduzione all'opera, Puškin finge di essere l'editore delle novelle che Ivan Petrovič Belkin, un negligente possidente terriero, ha udite da varie persone e messe per iscritto. Viene anche allegata da Puškin una lettera scritta da un presunto amico di Belkin in cui sono narrati alcuni aneddoti circa la vita di Ivan Petrovič: il ritratto che ne esce delinea una personalità misteriosa e affascinante, poco dedita agli affari quanto piuttosto amante delle lettere e della cultura.
Ad ogni novella è premessa una citazione tratta da opere di autori esclusivamente russi, secondo un procedimento molto usato da Puškin: ogni citazione si ricollega per affinità tematica alla novella o fa da contrappunto.
Nel manoscritto che Puškin finge di aver ritrovato e del quale cura la pubblicazione sono annotati le iniziali e il titolo di coloro i quali hanno raccontato la storia a Belkin.
I cinque racconti, apparentemente, non hanno un filo conduttore che li lega in modo diretto; tutti, infatti, hanno trame e protagonisti diversi. Probabilmente Puškin, in un primo momento, li compose in forma autonoma tra di loro e, solo successivamente, inserì una cornice narrativa che li legasse e che garantisse quindi l'unità narrativa. La cornice è rappresentata nella figura di Belkin, che però è un personaggio fittizio (in quanto mai esistito) e, di conseguenza, anche la cornice narrativa è fittizia.