"L'autore sembra struggersi nelle pagine dei suoi racconti dalla nostalgia per il cibo 'semplice e gagliardo, fatto per stomachi sani e invitti', per 'i vini ingannatori frequenti e dorati' per la vita dura 'che lascia la gente contenta', per gli asini sapienti la cui sapienza si affinava durante i lunghi digiuni, per le osterie di un tempo, per Don Giocondo e Don Cirillo, la fiera di San Genesio, i fratelli silenziosi Cosimo e Remigio. E i medici di campagna in giro per i boschi alla luce di una lanterna." (dalla prefazione alla nuova edizione di Manuela Dviri)