Dalla prefazione:
“…..abbiamo uno scopo ben differente da quello che si crede generalmente che abbia lo psicologo quando studia un genio: con gli studi analitici di uomini di genio vogliamo dare un quadro psicologico, obbiettivo, completo, per quanto è possibile, del soggetto; studiarlo senza partito preso, sebbene guidati e sorretti da un metodo: ci serviamo degli strumenti d’indagine che offrono la Psicologia e la Psichiatria (il che i critici del nuovo indirizzo scientifico trascurano generalmente) non per scovar fuori il pazzo, ma per mettere nella sua vera luce il genio, sia nei suoi voli sublimi che nelle sue miserie. È l’uomo nelle sue complesse manifestazioni che ci appassiona. Non abbiamo quindi alcun desiderio di diminuire il valore dell’artista, di mostrare che le sue opere d’arte siano patologiche, quasi volessimo metterci in guardia contro il pericolo delle deduzioni. Quello che è sano, forte, ideale, desideriamo resti ammirato come tale; soltanto non vogliamo fermarci a questo solo. Noi riteniamo lo studio completo della mente umana, come la sintesi più alta dell’opera scientifica; e quando quella mente è geniale, quando è stata la causa delle più forti emozioni che l’arte ci abbia fatto provare, quando riconosciamo che essa ci ha resa ora più bella la vita, non chiudiamo gli occhi accecati dall’entusiasmo; ma allora risorge il nostro spirito scientifico, per un istante dominato dal sentimento, e vogliamo vedere come il meraviglioso fenomeno avvenga, così come il meteorologo studia come si formi l’aurora boreale, non credendo per questo di offuscarne l’incanto….”
“…..abbiamo uno scopo ben differente da quello che si crede generalmente che abbia lo psicologo quando studia un genio: con gli studi analitici di uomini di genio vogliamo dare un quadro psicologico, obbiettivo, completo, per quanto è possibile, del soggetto; studiarlo senza partito preso, sebbene guidati e sorretti da un metodo: ci serviamo degli strumenti d’indagine che offrono la Psicologia e la Psichiatria (il che i critici del nuovo indirizzo scientifico trascurano generalmente) non per scovar fuori il pazzo, ma per mettere nella sua vera luce il genio, sia nei suoi voli sublimi che nelle sue miserie. È l’uomo nelle sue complesse manifestazioni che ci appassiona. Non abbiamo quindi alcun desiderio di diminuire il valore dell’artista, di mostrare che le sue opere d’arte siano patologiche, quasi volessimo metterci in guardia contro il pericolo delle deduzioni. Quello che è sano, forte, ideale, desideriamo resti ammirato come tale; soltanto non vogliamo fermarci a questo solo. Noi riteniamo lo studio completo della mente umana, come la sintesi più alta dell’opera scientifica; e quando quella mente è geniale, quando è stata la causa delle più forti emozioni che l’arte ci abbia fatto provare, quando riconosciamo che essa ci ha resa ora più bella la vita, non chiudiamo gli occhi accecati dall’entusiasmo; ma allora risorge il nostro spirito scientifico, per un istante dominato dal sentimento, e vogliamo vedere come il meraviglioso fenomeno avvenga, così come il meteorologo studia come si formi l’aurora boreale, non credendo per questo di offuscarne l’incanto….”