Nuvole e stagioni è una silloge poetica che prende per mano il lettore, portandolo con leggerezza tra una velata nostalgia del passato, un senso di sfumata malinconia e impalpabile disincanto e un forte desiderio di vivere l’oggi, di scrollarsi di dosso “l’anfora antica del ricordo” per assaporare il presente, cogliere attimi di gioia effimeri come un fuoco d’artificio, o godere di un brano di musica jazz, di una partita a tennis, di un momento di sensualità.
Mentre corrono le stagioni, il poeta ricerca la sua strada: non la via maestra, semplicemente una strada che sia soddisfacente da percorrere, un cammino che prometta una liberazione di sé, come un pulcino si libera dal guscio per affacciarsi alla vita.
Questa rinascita è davvero possibile? Quello che siamo, quello che la vita ha fatto di noi, ci segue come un’ombra incatenata al nostro passo. Avremo il coraggio di guardare dentro noi stessi?
Mentre corrono le stagioni, il poeta ricerca la sua strada: non la via maestra, semplicemente una strada che sia soddisfacente da percorrere, un cammino che prometta una liberazione di sé, come un pulcino si libera dal guscio per affacciarsi alla vita.
Questa rinascita è davvero possibile? Quello che siamo, quello che la vita ha fatto di noi, ci segue come un’ombra incatenata al nostro passo. Avremo il coraggio di guardare dentro noi stessi?