Il presente lavoro intende trattare il tema generale della possibilità, attenendosi saldamente ai principi di ontologia analitica e alla prospettiva della ricerca logico-filosofica contemporanea, ma con lo sguardo rivolto alla tradizione ontologica classica. Gli obiettivi sono obiettivi di ontologia sistematica, anche se guadagnati attraverso strumenti formali. Il lavoro si articola in tre sezioni. Nella prima sono esposte alcune tra le più importanti teorie della possibilità. Le varie posizioni sono raggruppate secondo la distinzione classica tra posizioni possibilistiche, da una parte, e posizioni attualistiche, dall’altra. Questa distinzione è colta nel sua rapporto con il problema della quantificazione dei possibili e degli attuali e, ancora più a fondo, con l’opposizione tra concezione dell’infinito in atto e concezione dell’infinito potenziale. La seconda sezione presenta i lineamenti essenziali di quella che verrà chiamata la struttura ontologica. La struttura ontologica è una particolare struttura semantica, costituita da un insieme di mondi possibili, da un universo oggettuale di enti possibili e da un predicato d’esistenza, che sta all’origine della distinzione tra enti puramente possibili ed enti attuali. L’interesse della struttura ontologica sta nel fatto che essa permette di caratterizzare un’ampia quantità di concezioni ontologiche diverse e di studiarne sistematicamente diversità e analogie. Un secondo vantaggio della struttura ontologica sta nella possibilità che essa offre di collocare nel suo contesto la trattazione della prova ontologica anselmiana. È questo il tema della terza sezione. In essa molto spazio è riservato alla discussione filosofica delle premesse della formulazione modale di Leibniz. Alcune delle critiche che si possono muovere a Leibniz non valgono tuttavia per la formulazione gödeliana della stessa prova. La struttura ontologica (allargata alla cosiddetta struttura ontologica delle perfezioni) servirà, per l’appunto, a presentare una formulazione parziale e modificata della prova gödeliana, che, essendo basata sulla costruzione dell’ultrafiltro delle perfezioni, evita alcune (anche se non tutte) difficoltà. Infine, viene accennato alla possibilità di far interagire la prova cosmologica con quella ontologica, innestando la prima sulla premessa fondamentale della seconda. Naturalmente tale manovra è utile solo sotto la condizione che la prova cosmologica sia conclusiva. Tratto dalla Prefazione dell'Autore