Opera al Nero è una silloge di poesie gotiche che indagano, celebrano e si inchinano alla condanna della non corrispondenza tra lo sguardo, l’anima e il fato. Sono la veglia eterna di un amore senza speranza e la biografia di una lontananza, da esso e dalla propria vita, preda di una sensibilità inquieta ed esasperata. L’assenza, la morte e il dolore da esse causato sono il filo conduttore della raccolta: la solitudine percepita nel sentire che la persona amata, il tempo e l’esistenza non corrispondono, la difficoltà a vivere l’istante con il peso del distacco e dello smarrimento addosso. Il titolo denuncia l’idea di una prima, fondamentale e forse perenne, fase di trasformazione: la dissoluzione del punto di vista impressa nella vena decadente dei versi, la tendenza a indugiare sulla caducità e sui richiami simbolici. Un verso indiretto nella composizione ma, forte del suo simbolismo, più diretto al sentire; liriche che nella loro oscurità criptano messaggi permeati di richiami metaforici, malattia, pathos e anagrammi che danno origine a inevitabili gorghi di ossessione. Per chi percepisce in maniera più sofferta il contatto con la realtà e con l’Altrove, deve poter esistere un modo diverso di vivere le parole e la poesia deve rivendicare questa esigenza, richiamare immagini e musicalità che marchino coscienza e orecchio con suadente brutalità, portando in superficie alterità celate all’immediatezza dei sensi.