Milano, 1973. Sono gli anni della grande industria cinematografica italiana, dell'Austerity, della cronaca nera prestata alla politica, della criminalità da farwest, della Polizia con le mani legate, dell'imprenditoria gangster, delle grandi penne del giornalismo. Travolti da questi sconvolgimenti epocali e dalla sfortuna del quotidiano, un funambolo della pubblicità col vizio del gioco contrae un debito di troppo, un oste milanese dalle mani grandi fronteggia lo sfratto della bocciofila che gestisce, un fiorista ciociaro raccoglie i frantumi del proprio chiosco devastato dagli stunt-men di un film con Alain Delon. La morte di un loro vecchio collega, di quando scavavano i tunnel della metropolitana, li riunisce al cimitero. Da qui in poi, il terzetto ne penserà di ogni per risolvere i guai di ciascuno, fino a scegliere di mettere in pratica la più assurda delle idee: rubare il simbolo più alto di Milano, per riscattare i soldi e se stessi. Tutto questo mentre nella Milano calibro 9 Ugo Piazza esce dal carcere, Dino Lazzati detto Fernet sublima i suoi articoli di nera con grande sensibilità letteraria tra una partita al flipper e un cornetto scaramantico, e il Mala, paranoico ispettore di Polizia, si guarda le spalle dalle ombre dei propri sicari. Da un'idea di Luca Crovi, un noir a tre penne, una commedia che al sorriso combina la tensione drammatica ed emotiva dell'Italia degli anni Settanta, gli anni che ci hanno insegnato che l'assurdo non è una sciocchezza, ma l'impossibile che si fa reale.